AS ROMA NEWS FRIEDKIN DE ROSSI – Se sull’aspetto tecnico, faticosamente, si sta provando a voltare pagina, su quello societario non c’è alcuna intenzione di mollare, almeno per ora. I Friedkin – filtra da ambienti vicini a Trigoria – hanno capito di aver preso alcune strade sbagliate in questi mesi, con scelte discutibili, che non solo non hanno portato risultati, ma hanno diviso i tifosi, scrive Il Messaggero.
A partire dalla decisione di scegliere una Ceo, Lina Souloukou, senza conoscenze del nostro calcio: club affidato a una pur brava professionista, ma totalmente lontano dalle strategie societarie e tecniche. Da lì i rapporti crollati tra Lina, la stessa proprietà e De Rossi, con cui il dialogo era al minimo e se c’è stato, i toni erano sempre alti. Serve, e di questo i proprietari texani se ne sono convinti, un dirigente che sappia essere più collante che accentratore.
E soprattutto dovrà essere una persona che non arrivi da Marte, ma che abbia una certa conoscenza del calcio italiano e del territorio (Antonello, ad esempio, o Fenucci). L’acquisto dell’Everton non ha cambiato i loro piani: Roma resta un punto di forza del loro business, che comprende anche la realizzazione dello stadio, del quale contano di presentare il progetto esecutivo, ottimisticamente, entro la fine dell’anno. Juric è l’allenatore traghettatore e a meno di altri disastri, resterà al suo posto. In caso di esonero, una cosa è certa: non tornerà De Rossi, scaricato perché ritenuto non all’altezza.
E perché è stato chiamato al posto di Mourinho? I Friedkin hanno pensato che fosse la figura giusta per dare soddisfazione alla piazza. Un idolo, un totem, un trascinatore e per un bel po’ ha funzionato. Ma i dubbi, per via della sua inesperienza, li hanno avuti dall’inizio. L’allenatore del futuro lo conoscono solo loro, Daniele è considerato uno di casa, ma al momento non è previsto un suo rientro. Starà a lui stracciare il contratto in essere, quando sposerà un altro progetto.
Si parlava di piazza, di scelte di vicinanza. Ecco, la proprietà sta cercando strade per riportare i tifosi dalla loro parte. Con quali iniziative? Innanzitutto, servono i risultati, una squadra credibile e un mercato sempre all’altezza, che dia un senso di costruzione e non di abbandono. E’ chiaro che i tifosi tengano anche ad altri aspetti, noti e più legati alla tradizioni.
1) Il marchio, lo stemma. Che si torni presto alle origini (la Lupa Capitolina iscritta in uno scudetto con sotto l’acronimo Asr). 2) Ufficializzare una data di nascita certa del club. C’è chi, la vecchia proprietà ad esempio, si era legata al 7 giugno del 1927 (il mese delle firme dei fondatori ma l’atto ufficiale non è mai stato trovato). C’è chi, la maggior parte dei tifosi, individua nel 22 luglio la vera data di nascita della Roma. Giugno è il mese delle firme dei fondatori, luglio è il momento della distribuzione dei ruoli societari, in via degli Uffici del Vicario. Ed è proprio qui, ogni anno, si ritrovano migliaia di tifosi che rivendicano una data unica. Quella.
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