Curva Sud Roma

AS ROMA NEWS EUROPA LEAGUE OLIMPICO – Divano? No, grazie. Un filo invisibile, teso al massimo, ha unito la Puskas Arena e l’Olimpico per la finalissima di Europa League. Nel tempio del calcio romano 55.329 cuori giallorossi hanno spinto Pellegrini e compagni per più di due ore nella partita più importante della stagione, iniziata bene ma finita tra le lacrime, scrive il Corriere dello Sport.

Già, l’enorme déjà vu non si è concretizzato a distanza di un anno, da Tirana a Budapest, con l’Olimpico collegato in diretta attraverso sei maxischermi installati a bordo campo, sia davanti alle tribune che alle curve. Copione diverso: il Siviglia non è stato piegato a differenza del Feyenoord nella seconda finale europea di fila. Il popolo della Roma, a scatola chiusa, ha risposto con un sold out – l’ennesimo stagionale – vivendo la partita con la solita passione. Anche se Mourinho non era in panchina. Anche se Dybala disegnava magie ad oltre 1.200 chilometri di distanza.

Il traffico è andato in tilt in zona Foro Italico. Da Piazzale Clodio alla Tangenziale, da Ponte Milvio fino al Lungotevere. Sfrecciavano motorini. Sventolavano bandiere. Si sono formate code di macchine perché la missione primaria era trovare un buco dove parcheggiare. Non era un giorno qualsiasi. Sembrava che in città si giocasse per davvero una partita importantissima in mezzo alla settimana. Invece no, ma non è questo il punto. C’era voglia di tifare, di stringersi un po’ (letteralmente), perché una finale europea, laggiù in Ungheria, non è scontata. L’ansia per il fischio d’inizio si percepiva. 

L’Olimpico si è riempito lentamente mentre musica e immagini da Budapest provavano a velocizzare il tempo. Il primo boato è stato per Totti, comparso per un’intervista, poi per Mourinho, per il gol di Bove in semifinale, per la maglia da titolare assegnata a Dybala e per il video messaggio di capitan Pellegrini. Mentre per l’ex Monchi è stato sommerso dai fischi. Marco Conidi ha cantato dal vivo “Mai sola mai” e lo stadio l’ha seguito con trasporto iniziando dalla prima strofa, da «cosa sei per me, spiegarlo non è facile… una parola sola, tu sei la Roma». L’atmosfera era pazzesca. 

Nessuna coreografia, ma bandiere e voci non sono mancate durante la lettura delle formazioni. Decibel al massimo e via. Una chiusura difensiva di Matic in avvio ha alzato il giri al motore dell’Olimpico, che poi sono aumentati sul tiro di Spinazzola parato da Bono. Applausi, tanti applausi di incoraggiamento, tra l’altro anche per i Friedkin, inquadrati dalle telecamere.

I “Forza Roma”? A raffica fino al gol di Dybala che ha spezzato l’equilibrio. Lo stadio a quel punto è diventato esplosivo, minuto dopo minuto. Sempre di più. Poi è successo di tutto, un’altalena di emozioni tra l’autogol di Mancini, chiamate al Var, grida, proteste e sospiri. Tensione alle stelle durante i supplementari. L’apice? La traversa colpita da Smalling. Ai rigori la Roma non ce l’ha fatta, ma la gente dell’Olimpico ha vinto lo stesso.



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