Rassegna stampa
L’ora di Hermoso. La Roma alza la diga: lo spagnolo è il leader della nuova difesa a tre
AS ROMA NEWS GENOA HERMOSO – Il cognome, Hermoso, promette bene: in spagnolo significa “Bellissimo”. E lui, Mario, il nuovo leader della difesa della Roma e “specialista” per la corsa alla Champions League, vorrebbe meritarsi d’ora in poi solo aggettivi superlativi: la prima occasione è alle porte, perché col Genoa al Ferraris il centrale potrà dirigere per la prima volta il reparto accanto a Gianluca Mancini e Evan Ndicka, nella nuova retroguardia a tre da cui Daniele De Rossi riparte dopo il difficile avvio di stagione. Da svincolato a protagonista annunciato, senza esitazioni: il difensore avanza senza paura, scrive La Gazzetta dello Sport.
In coincidenza con la sosta di campionato, nonostante abbia saltato la preparazione estiva, Hermoso si è allenato duramente a Trigoria mostrando una buona condizione e un carattere d’acciaio. In qualche occasione, durante le partitelle, qualche compagno lo ha pure invitato ad entrare in maniera meno dura. Ma il difensore, combattente per definizione, non fa sconti a nessuno e già contro il Grifone è pronto a rivivere le giornate esaltanti vissute con l’Atletico Madrid e a far valere la sua esperienza, in attesa che pure Mats Hummels trovi la forma ideale («Ci vogliono 2-3 settimane», ha detto il tedesco una decina di giorni fa).
Non a caso, Mario è stato uno dei migliori difensori dell’ultima Champions, in cui ha sfidato nei quarti di finale proprio il nuovo compagno di reparto Mats. E ora per DDR il difensore può costituire quell’arma tattica in più — al pari di Manu Koné poco più avanti a centrocampo — per imporre la manovra dal basso e dare più alternative al gioco secondo lo schema 3-5-2. Senza dimenticare che Hermoso, del resto, è pure un ottimo colpitore di testa. Una peculiarità che tornerà utile in questa stagione sui calci d’angolo.
Manco a dirlo, Hermoso si è già calato perfettamente nella realtà della Capitale. Ha girato in lungo e in largo la città, da Trastevere all’Eur passando dal Colosseo, gustando anche la cucina romana. D’altronde, i motivi che lo hanno portato a scegliere Roma e non Istanbul (il Galatasaray ad inizio mese gli offriva pure uno stipendio superiore) li ha spiegati anche nella sua prima intervista a Trigoria, paragonando la Capitale a Madrid. Dove Mario è allo stesso tempo un imprenditore nel campo della gastronomia. Progetti da sviluppare magari in futuro anche a Roma, la città in cui ha scelto di vivere e in cui non vede l’ora di mostrare appieno il suo valore. “Daje Mario”, gli urlano i tifosi. Ma lui, a quanto pare, non ha proprio bisogno di incoraggiamenti.
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