Forti, fortissimi. Da scudetto. La Roma si toglie la maschera e, di questi tempi, è già una notizia. Così in attesa della prima visione giallorossa, questo pomeriggio all’Olimpico con l’Udinese, arriva dall’America il messaggio al campionato. «Spalletti – racconta il patron Usa James Pallotta – mi ha detto che sta allenando il gruppo più talentuoso che abbia mai avuto. Il nostro traguardo è lo scudetto».

Giù la maschera – Evviva la faccia e la sincerità. La Juve non fa paura, o meglio, merita il massimo del rispetto, niente più. Lui, il tecnico della Roma, prova a nascondersi un po’, ma a fatica. «I bianconeri imbattibili? Noi – precisa l’allenatore romanista – le vogliamo vincere tutte, poi ci saranno i confronti con loro, il Milan, l’Inter, il Napoli, la Fiorentina. E non pensate che le due milanesi siano inferiori: noi, comunque, siamo forti, adesso dobbiamo diventare grandi fin da subito». Spalletti è carico, molto. Lo si capisce quando cancella il ricordo di Pjanic, l’uomo dai piedi di velluto, ora nel gruppo dei rivali. «Non c’è più, ma – così il tecnico – c’è Paredes che è meglio di lui. Senza contare Strootman, altrettanto più forte di Pjanic: in mezzo siamo a posto, si può ragionare su un altro centrocampista (Borja Valero il sogno, ndr), ma per ora stiamo bene».

Debutta Peres, forse Totti – Pallotta si aspetta il primo titolo della sua avventura: ora o mai più, sembra dire il numero uno del club. «Stiamo costruendo un’atmosfera familiare, non mi interessa se le persone mi attaccano, posso sopportarlo, ma mi arrabbio se attaccano i miei giocatori: nei primi quattro anni – afferma Pallotta – ero più ingenuo di quanto mi piacerebbe ammettere». Spalletti dà un’occhiata al calendario, subito fitto di impegni fra coppa e campionato, e ridisegna la sua Roma. «Contro l’Udinese – ammette – cambieremo in ogni settore del campo. Del resto io non ho una squadra titolare, ma tanti titolari, anzi tutti. Con il Porto abbiamo fatto bene e con il Porto dovremo rigiocare fra poche ore». Tradotto: via ad un ampio turnover. In porta dovrebbe toccare a Szczesny, in difesa debutto lampo per l’ex granata Bruno Peres, in mezzo (forse) riposo per De Rossi e spazio per Paredes e, là davanti, anche Totti entra in gioco per un posto dall’inizio. Si ricomincia, dunque. In un Olimpico dove rimarranno le barriere dentro le curve e dove i controlli ai tornelli saranno più sofisticati (niente impronte digitali, ma rilevamento biometrico): gli ultrà sono in rivolta, perenne.

(La Stampa – G. Buccheri)



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