Romelu Lukaku

AS ROMA NEWS FROSINONE LUKAKU – Un faccia a faccia con Mancini dopo 6 minuti, un rimprovero a Karsdorp per un passaggio sbagliato, continue indicazioni a Bove e Paredes su come passargli il pallone. Lezioni di cosa sia il calcio per quelli del suo lignaggio. Confermati dai continui duetti nello stretto con Dybala, tra un segno d’intesa e l’altro.

In questo momento Romelu Lukaku è il barometro tecnico e carismatico della Roma. Il leader assoluto di una squadra ancora persa nei meandri della paura di sbagliare e incapace di evitare i tanti errori che l’hanno costretta ad una partenza da retrocessione, scrive La Repubblica.

Il centravanti belga regala una sensazione di onnipotenza che va oltre il quarto gol stagionale (terzo in Serie A, solo Batistuta ed El Shaarawy hanno fatto meglio in cinque giornate da quando ci sono i tre punti in palio) che, insieme alla rete di Lorenzo Pellegrini, permette alla Roma di battere il Frosinone e scacciare, almeno per qualche giorno, i fantasmi della crisi.

«Basta dargli una palla giocabile, poi ci pensa lui». Il pensiero corre veloce tra le tribune dell’Olimpico tanto quanto i salotti delle case e i social network. La Roma claudicante di questo periodo si aggrappa disperatamente al suo totem. Un colosso da 191 centimetri che si è caricato sulle spalle squadra e avversari (chiedere a Monterisi per conferma). Abbracciato da Mou nel prepartita quasi fosse l’ultima ancora di salvataggio prima del naufragio.

Uno spauracchio palpabile fin dal calcio d’inizio. Con un Olimpico silente e in attesa di risposte dal campo. Niente entertainment nel pre-gara, con 120 mila occhi puntati sul riscaldamento della squadra. Ad altissimo ritmo, sotto lo sguardo attento dello stesso Mourinho, per la prima volta in campo con la squadra. Perché anche lo SpecialOne era sotto osservazione. Attento ad ogni dettaglio, era lì a incoraggiare i suoi calciatori anche nel torello. Troppo importante ritrovare quel concetto di unione e famiglia perso nelle ultime settimane. Anche perché tutta la squadra sapeva che l’accoglienza non sarebbe statadelle migliori. A partire dalle formazioni, elencate con sobrietà e ritmate da brusii e fischi soprattutto per i calciatori più rappresentativi. Nessuno escluso. O meglio, uno sì. José Mourinho, applaudito all’unisono da tutto l’Olimpico.

I tifosi sugli spalti rimangono fedeli al suo condottiero. Tornato per 90’ quel dodicesimo uomo in campo, tutto grinta e indicazioni. Nessuna staffetta con Foti, niente braccia conserte. Solamente quella voglia di lottare insieme ai suoi calciatori dal rettangolo bianco davanti alla panchina.

La risposta dei giocatori è stata quella attesa. Lotta e grinta, con tutti i limiti ancora troppo evidenti. Dalle amnesie di Ndicka, alla condizione fisica ancora carente di Paredes e Dybala. Ma con un uomo in più, quel Rick Karsdorp accompagnato da una standing ovation al momento del cambio.



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