Alla fine le scuse di Lulic sono arrivate. La notte deve aver portato consiglio al bosniaco che, a meno di 24 ore dalle pesanti dichiarazioni contro Ruediger («Fino a due anni fa vendeva calzini e cinture a Stoccarda, ora fa il fenomeno»), è tornato sui suoi passi tramite Facebook e Instragram: «A mente fredda mi rendo conto di aver risposto a una provocazione con un’altra provocazione. Provengo da un paese che conosce le tragedie causate dai pregiudizi etnici. Per questo mi dispiace di essermi fatto prendere dalla tensione del dopo derby e di essermi espresso in maniera infelice».

Capitolo in parte chiuso per Lulic, che adesso attende la decisione della Procura Federale che domenica all’Olimpico aveva i suoi ispettori e che ha già aperto un fascicolo su di lui. Fino ad oggi sono due i giocatori sanzionati per l’articolo 11 del Codice di Giustizia Sportiva (Responsabilità per comportamenti discriminatori) che comporta una squalifica di 10 turni. Giancarlo Iannini del Matera e Alberto Grassi allora alla Primavera dell’Atalanta. In entrambi i casi, però, gli insulti razzisti avvennero nel corso della gara, refertati dunque dall’arbitro.

Oggi Lulic verrà deferito al Tribunale di giustizia e successivamente in secondo grado alla Corte. Il giocatore però potrebbe essere rinviato a processo per la violazione dell’art. 1 (principi di lealtà) e non per il razzismo dell’art 11, che prevederebbe appunto 10 giornate di stop. Nel primo caso potrebbe incappare in una squalifica di massimo 5 giornate o addirittura con una semplice multa, ipotesi che sembra la più probabile.

L’episodio ha comunque sollevato un polverone, con diversi giocatori di Serie A che hanno voluto dimostrare la loro solidarietà a Ruediger. Legrottaglie ha scritto una lettera a Lulic gli da un consiglio: «Comprati una cintura riflettendo su quanto possa insegnarci: la cintura si stringe alla vita. E così dovremmo fare con il rispetto». Il presidente del Coni, Malagò, parla invece di frasi «inaccettabili, da biasimare».

(Leggo – E. Sarzanini)



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