La resa dei conti è fissata per oggi. Riunione di maggioranza in Campidoglio. Virginia Raggi ci sarà; Paolo Berdini no e probabilmente non tonerà più da assessore, perché ormai il verdetto pare emesso, condiviso anche dai vertici milanesi. La sindaca non ha ancora trovato un sostituto e sarà costretta a prendere ad interim Urbanistica e Lavori pubblici. Berdini è fuori. Via le deleghe all’assessore che ha pronunciato davanti a un giornalista parole feroci contro la sindaca, sia dal punto di vista politico («è inadatta»), sia da quello personale (sostenendo che «Raggi e Romeo erano amanti» e invitando il cronista de La Stampa a scriverlo, ma in forma anonima). Tutto dimostrato dai due file audio pubblicati nei giorni scorsi. In un mondo normale, basterebbe molto, molto meno per cacciare dalla giunta dopo un secondo un assessore che dice queste cose del suo sindaco.
GIUDIZIO – Nel mondo a 5 Stelle romano tutto invece avviene al rallentatore per cui oggi la Raggi ascolterà l’opinione dei consiglieri comunali. Va detto che per i vertici milanesi, estremamente irritati, Berdini è fuori e anche il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ieri ha ammesso: «Con molta franchezza dico che ho un giudizio personale su Berdini molto chiaro. So che la sindaca Raggi sta prendendo una decisione e ciò avverrà presto». Anche l’ala lombardiana ha compreso che difendere Berdini è impraticabile. Scaricato da tutti i big, all’assessore non resta che il sostegno di una manciata di consiglieri aggrappati a una categoria molto amata nel movimento, il complottismo. Berdini sarebbe caduto «in una trappola». Peccato che l’audio sia chiaro e, sempre tornando in un mondo normale, nessuna maggioranza accetterebbe di confermare un amministratore che pensa quelle cose del sindaco. Virginia Raggi comunque oggi difficilmente farà marcia indietro. Ieri Berdini si è preso l’ennesima smentita. L’assessore aveva detto di essersi fidato del cronista de La Stampa perché gli era stato presentato da un assessore Cinquestelle dell’VIII Municipio. Ma il presidente grillino di questo distretto, Paolo Pace, ieri ha risposto infuriato: «Nessun assessore del Municipio VIII ha presentato il giornalista a Berdini». L’assessore urbanista è sulla porta, ma il suo successore ancora non c’è.
RAFFICA DI «NO» – In realtà ne servirebbero due: uno per i lavori pubblici e uno per la delicatissima gestione dell’urbanistica. Finora la sindaca ha ricevuto solo no, l’ultimo è dell’architetto Paola Cannavò. Tanto che tornano a riproporsi alcuni consiglieri comunali (Alessandra Agnello e Donatella Iorio). A complicare l’operazione è il fatto che chiunque accetterà l’incarico all’Urbanistica troverà sul tavolo la pratica Tor di Valle. La controversa operazione immobiliare da un milione di metri cubi legata allo stadio della Roma. L’operazione osteggiata dalla base è stata bocciata con toni durissimi nel 2014 dallo stesso M5S (quando in Comune era all’opposizione) che ora vorrebbe rilanciarla.
CAMBIO – L’inversione a U, dal «No alla speculazione» al «sì allo stadio», è stata certificata ieri dalla fuga in avanti di Luigi Di Maio, che davanti alle telecamere di Rai Tre è arrivato a dire che lo stadio «è un obiettivo» del Movimento e che addirittura «va fatto come abbiamo detto in campagna elettorale» (in realtà i Cinquestelle dicevano l’opposto). Anche la sindaca Raggi confermava: «Siamo impegnati per concludere la procedura entro il 3 marzo». Insomma il Comune accelera. Domani dovrebbe svolgersi l’incontro con l’As Roma, ma nelle stesse ore il tavolo dell’urbanistica del Movimento 5 Stelle si riunirà per rilanciare la proposta di annullamento della delibera su Tor di Valle votata dalla precedente amministrazione.
(Il Messaggero – L. De Cicco/M. Evangelisti)
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