NOTIZIE AS ROMA DE ROSSI DI FRANCESCO – Capitano, pensaci tu. È quasi una preghiera quella che Eusebio Di Francesco, mai così rabbuiato e mai così voglioso di fuggire dalle domande dei giornalisti (la conferenza stampa di ieri è durata 10 minuti scarsi), lancia nell’aria alla vigilia di Roma-Milan.
De Rossi sarà il perno del 4-3-3 (con Florenzi “alto”) che è un ritorno all’idea primigenia di calcio dell’allenatore: se deve affondare, lo farà a modo suo. Di Francesco, nel momento più nero, chiede al capitano di diventare la sua proiezione in campo: “Mi auguro che Daniele possa dare una prestazione dal punto di vista della presenza, dell’aiuto generale al gruppo, della capacità di stare in campo e di essere un po’ il mister dentro la partita. I dubbi sono come starà realmente, perché non gioca da tempo. È un punto interrogativo, ma si è allenato con costanza nell’ultimo periodo e ha dato risposte positive. In questo momento riesce a fare tutto senza dolore”.
De Rossi come panacea. Di Francesco batte da mesi sullo stesso tasto: la poca determinazione della squadra, che si scioglie alla prima difficoltà: “Mi sento un papà che in certi momenti non ha dato i consigli giusti a questa squadra, o non è riuscito a toccare le corde adatte, ma in tanti altri casi ci è riuscito. Dobbiamo ritrovare l’unità di intenti. Nelle difficoltà – e questo atteggiamento mi dispiace di più – ci disuniamo. E non deve più succedere. La Roma a Firenze è sembrata agonizzante? Sì, ma questo non significa che si debba morire per forza. Ci si può anche salvare”.
(Corriere della Sera – L. Valdiserri)
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