Eusebio Di Francesco

(Corriere della Sera – G. Dotto) L’Eusebio romanista è il ribaltamento dell’Opinionista fatto carne e sentenza. Il suo pernacchio vivente, non fosse che l’Opinionista è come il l’omino Michelin, il pupazzo gonfiabile sempre in piedi con la faccia di tolla. Annunciato come un chierichetto impestato d’incenso zemaniano, tutta audacia e follia, si sta rivelando un innesto ben riuscito di due celebri astuzie pragmatiche, il già Trap e l’ancora militante Ranieri. Da tecnico romanista Sor Claudio rischiò di sfilare lo scudetto al bilioso Mourinho collezionando vittorie molto «sporche» e molto «tre punti», salvo poi farsi trucidare sul più bello da un Pazzini insensatamente crudele. Non sarà e non è un tipo dal carisma che uccide, Difra, ma sta confessando dentro quel teschietto smunto, che non gli daresti una lira perché tanto non suona, un testone quasi testaccino per quanto tignoso. Come la sua Roma. Rocciosa dietro e piena di solisti sulfurei davanti.



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