ULTIME NOTIZIE AS ROMA INTER MAICON – Telefono, rumore del vento in sottofondo, tanto che viene spontaneo domandare: «Dove si trova adesso? In Italia?». «No, ma quale Italia…troppo freddo lì. Sono in Brasile, qui c’è il sole, 40 gradi, vado in spiaggia…da voi torno a febbraio, forse marzo». Questo è Maicon, l’uomo del Triplete interista con José Mourinho ma pure un campione che ha fatto innamorare i tifosi della Roma al ritorno in Serie A, intervistato da La Gazzetta dello Sport.
Va bene la spiaggia, Maicon. Ma Roma-Inter non la vede?
«Sta scherzando vero? Sono aggiornatissimo, non perdo una partita delle due squadre. Certo che mi metterò davanti alla tv: è una gara che mi incuriosisce».
Di solito il pronostico si chiede alla fine. Qui anticipiamo i tempi. Chi vince all’Olimpico?
«Dico pareggio».
Ok, diplomatico.
«No, penso davvero che possa finire così, perché l’Inter è in un grande momento di forma ma la Roma non può perdere altro terreno in classifica».
È la partita di Mourinho, questa, per la prima volta avversario dell’Inter.
«E credo che nel suo cuore proverà molta emozione, anche a distanza di tanti anni certe cose non si dimenticano».
Lo vede cambiato? Oppure è sempre il Mou che ha conosciuto lei? Sa che è un tema di discussione in Italia, questo.
«È sempre José. È una persona intelligente, sta imparando».
In che senso, scusi?
«Sta imparando a conoscere i suoi giocatori, a relazionarsi con una tipologia di squadra che non allenava da tempo. Vede, all’Inter aveva giocatori esperti, il nostro era un gruppo abituato a stare ad alto livello. E quindi lui sapeva perfettamente cosa chiedere, immaginava anche quali risposte avrebbe potuto ottenere. Alla Roma, in questa Roma, non è così. Ha un gruppo di lavoro giovane. Vedo ragazzi bravissimi, penso a Pellegrini, Ibanez, Zaniolo. E paradossalmente si impara di più da calciatori così, che devono ancora formarsi del tutto. Le due entità, tecnico e squadra, devono ancora conoscersi a fondo. Serve più tempo, è normale. E certamente è una sfida più difficile».
Gli arbitri: ecco, qui non c’è discussione sul fatto che Mou sia sempre lo stesso.
«La verità è una: per lui i giocatori devono restare fuori da ogni commento negativo post partita. Lui vuole che in tv o sui giornali ci sia la sua faccia e basta. E quindi sposta l’attenzione, è un modo per proteggere i suoi. Tanto poi quello che deve dirti te lo fa arrivare. E questa cosa è apprezzata dai giocatori, almeno noi così la sentivamo».
Quanto c’è stato di Mou, in quello scudetto strappato alla Roma nell’anno del Triplete? Ipotizziamo noi: dieci punti?
«No, più di dieci. Almeno la metà sono suoi. E il meglio lo dava quando ti motivava contro le piccole squadre, quando magari la voglia non era al top».
Questa Inter è ancora la favorita per lo scudetto?
«È senza dubbio la più forte. Mi piace anche il Napoli, ma è un gradino sotto. Vedo l’Inter avanti perché ha aggiunto gente di qualità come Dzeko e Calhanoglu, gioca meglio che con Conte. E perché in mezzo c’è un giocatore che mi esalta: Brozovic. Non era così prima, è cresciuto, ha una qualità di gioco impressionante».
La domanda sul pronostico l’abbiamo già fatta. Ce lo racconta un aneddoto con Mou?
«La volta in cui feci una doppietta a Siena per avere una settimana in più di vacanza post Natale si conosce già. Quel che non si sa, è che la scommessa la proposi io…così io partii felice e Mourinho perse. Ma in fondo, fu una vittoria anche per lui, no?».
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