NOTIZIE TOTTI MALDINI – La prima volta che s’incrociarono in Serie A segnò Paolo Maldini, l’ultima volta Francesco Totti. Un modo gentile e onesto per incorniciare 15 anni di storia condivisa, sempre con la stessa maglia. Domani sera a San Siro si affronteranno da dirigenti per la prima volta. Guardateli come due monumenti, il Duomo e il Colosseo del calcio. O, meglio, come due querce secolari dalle radici inestirpabili, prodigi di fedeltà e di durata: i soli ad aver disputato 25 campionati di A.
Fuoriclasse già nella leggenda, figli della città, gioia di popolo. Piantati accanto così a lungo, hanno finito per conoscersi, per stimarsi e per volersi bene anche senza un’amicizia praticata. In 15 anni di incroci: battaglie, gol, scudetti. Maldini riassume: «Francesco usava molto il corpo. Era forte e si faceva fare tanti falli. Qualche volta mi ha fatto arrabbiare».
Totti: «Contro Paolo dovevi essere al massimo o non te la faceva vedere. Da giovane mi faceva paura solo guardarlo». Paolo nel Milan ha vinto molto di più, soprattutto la Champions. Totti si è concesso alla Roma e al suo popolo senza condizioni. E’ stato un dio che ha regalato le sue carni. Si è negato trionfi e ingaggi superiori altrove.
E’ rimasto in campo fino all’ultimo anche a costo di farsi umiliare dagli allenatori perché la gente lo voleva esposto, aveva bisogno della sua immagine. In campo, ma anche da Costanzo, da Maria, nei Cesaroni, con Ilary… Per questa sua infinita generosità, nessuno avrebbe mai potuto rovinargli la festa d’addio all’Olimpico che infatti è stata un’apoteosi.
Maldini commentando l’ultimo Totti diceva: «Io mai avrei accettato la panchina. Ho giocato finché potevo essere titolare». Paolo è stato una grande bandiera del Milan, ma senza mai smettere di esserlo di se stesso. Ha difeso la sua immagine e la sua privacy. Ha protetto i figli calciatori. Dopo l’addio, ha dedicato anni disintossicanti e divertiti a hobby (tennis), affari, amici, famiglia. E quando ha deciso di rientrare nel calcio, ha scelto con cautela: ha scartato le favole cinesi e sposato un progetto di Milan che lo convince, pretendendo un ruolo di grande operatività e poca rappresentanza.
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