(Il Tempo – F. Magliaro) Venerdì mattina la giostra riparte: attorno al tavolo in Regione Lazio sederanno i rappresentanti dello Stato (Ministeri, Soprintendenze, Prefettura, Questura, Vigili del Fuoco), della Regione stessa, della Città Metropolitana e del Campidoglio. Diversi gli assessorati coinvolti, dal Commercio all’Urbanistica, dalla Mobilità allo Sport, dai Lavori pubblici all’Ambiente. Più ci saranno esponenti di Atac e Ama e delle diverse società dei pubblici servizi (luce, gas, acqua). Ogni ufficio pubblico coinvolto ha ricevuto già da alcuni giorni tutto il faldone: sono decine di migliaia di pagine di grafici, tabelle, formule matematiche, disegni progettuali, relazioni. Una parte consistente è già stata esaminata nella precedente versione del progetto, quella «Marino», entrata a settembre 2016 in Conferenza di Servizi da cui uscì bocciata per carenze progettuali e l’assenza della variante urbanistica. Quindi, le «vecchie» carte dovranno essere controllate per verificare se sono state inserite tutte le prescrizioni avanzate in precedenza. Passaggio, questo, che potrebbe richiedere una o due sedute al massimo. Dopo di che sarà necessario affrontare il vero nodo (determinato dalle innovazioni della Raggi): il Ponte di Traiano, quello, cioè, progettato sull’uscita di Parco de’ Medici dell’autostrada Roma-Fiumicino. Un’opera che prevede un investimento di una novantina di milioni di euro, il 10% circa del valore dell’intero progetto. Al momento, tutta la partita per lo Stadio si gioca su questo ponte. La Raggi, dando seguito alle idee di Berdini, dopo aver constatato che nella delibera Marino non vi erano regalie ai costruttori, pur di mantenere il punto e tagliare le cubature (le tre Torri di Libeskind) ha deciso di rinunciare a questo ponte, ritenendo che il futuro (remoto) Ponte dei Congressi sia sufficiente. Nonostante i problemi che fino ad oggi hanno affossato quest’ultima fra progettazione, gare, appalto e ricorsi difficilmente il Ponte dei Congressi sarà pronto prima di un quinquennio. E la Roma, se la Conferenza darà il via libera, conta di avere lo Stadio pronto fra circa un paio d’anni. Lo Stato, la Regione, la Città Metropolitana e il Municipio IX (questi ultimi due a guida 5Stelle) hanno messo nero su bianco che il Ponte dei Congressi, tempi di costruzione a parte, comunque non basta e che il Ponte di Traiano è fondamentale. I tecnici capitolini, in- vece, si sono sobriamente limitati a non considerare proprio il tema. Il nodo della Conferenza è sostanzialmente tutto qui: la Raggi non può fare marcia indietro. Reinserire cubature per compensare il Ponte di Traiano non è solo politicamente insostenibile (sarebbe la dimostrazione che la Giunta 5Stelle ha fatto perdere un anno alla Roma e alla città per star dietro a idee scellerate) ma soprattutto richiederebbe nuovamente una delibera del Consiglio comunale che rimodifichi quel- la approvata a giugno scorso tornando a quella di Marino e Caudo. Pallotta imbraccerebbe un bazooka! E, infatti, sin dal giorno in cui è stato reso noto il parere dello Stato (vincolante, visto che l’autostrada Roma-Fiumicino è di diretta competenza del Ministero delle Infrastrutture), l’assessore all’Urbanistica della Raggi, Luca Montuori, si è affannato a ripetere che le cubature non si toccano. Insomma, fra le carte che gli uffici pubblici esamineranno il Ponte di Traiano c’è, è in sonno fra le opere soggette a revisione. Ma la progettazione è completa. Manca il finanziatore. La partita vera è tutta qui: l’obiettivo è far presto, anche prima dei 90 giorni fissati per la durata della Conferenza, per non andare al- le elezioni regionali con lo Stadio come tema del confronto politico. Se sarà approvato, i padri si sprecheranno. In caso di bocciatura, sarà orfano.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA