ULTIME NOTIZIE ITALIA MACEDONIA MACEDONIA – Lo stadio Renzo Barbera stasera sarà colmo di passione, ci saranno 33 mila spettatori, compresi 1600 macedoni ad alzare il livello del frastuono. Si torna al cento per cento delle presenze in uno stadio, l’ultima volta che la Nazionale ha giocato con lo stadio al massimo, proprio qui a Palermo, due anni fa (9-1 contro l’Armenia), scrive Il Messaggero.
C’è un paese intero davanti alla tv, per rivivere una notte magica, per ricominciare a sognare e sperare. Sono gare senza appello, che l’Italia ha già vissuto, spesso superandole, ma qualche macchia del passato torna sempre ed è difficile dimenticarla. «Sappiamo cosa dobbiamo fare».
Roberto Mancini è un ct orgoglioso e sicuro di andare avanti, nonostante qualche problemino di troppo che ha scortato la Nazionale fino a questo appuntamento con la Macedonia del Nord, semifinale del playoff per andare al Mondiale. Problemi legati al mancato spostamento dell’ultima giornata di campionato (poco tempo per preparare l’eventuale doppio confronto), quelli che hanno coinvolto i calciatori più importanti che si sono presentati in ritiro non in condizioni eccellenti, chi per motivi fisici (Bonucci, Chiellini su tutti) chi per ragioni psicologiche (Insigne).
Ma ora ci siamo, l’Italia si è chiusa dentro la bolla, dove si respira ancora l’atmosfera dell’ultimo Europeo. Ecco, a questo Mancini vuole aggrapparsi e deve comunque ragionare sul doppio confronto, facendo scelte che non stressino i muscoli dei suoi. La storia dell’Italia non consente di pensare a saltare un Mondiale per due volte di fila, non è mai accaduto. Sarebbe un disastro per il movimento calcio in Italia, che già non vive nel suo massimo splendore. Non si può sbagliare.
Mancio spera nella voglia di rivincita di quei nove presenti contro la Svezia nel 2017 (Donnarumma, Florenzi, Bonucci, Chiellini, Jorginho, Verratti, Immobile, Insigne e Belotti). Gli mancano pezzi pregiati di Euro 2020, come Spinazzola e Chiesa, per strada ha perso anche Di Lorenzo e Locatelli è out per Covid. C’è un Berardi in più in rampa di lancio, l’uomo che finalmente ha fatto il salto di qualità e i 14 gol in campionato lo stanno a dimostrare, è lui il vice Chiesa; ha Scamacca su cui Mancio punta tanto, specie per il futuro.
E proprio lui potrebbe essere l’uomo buttato dentro a sorpresa: il dubbio è proprio lì, Ciro o Scamacca. Immobile non vuole mollare il posto, ma il ct potrebbe preservarlo per l’eventuale finale, dove ci sarà bisogno dei suoi scatti. Chiellini si mette a disposizione pubblicamente, ma ora non è in grado di scendere in campo in due partite così ravvicinate ed è meglio che il capitano-jolly se lo riservi per Ronaldo (possibile avversario in finale).
Pronto, al fianco di Bastoni, il romanista Mancini. Per Zaniolo ancora non c’è spazio, ma i cambi in canna sono altri, da Pellegrini a Tonali. Il ct spera di segnare prima possibile per indirizzare la partita e sprecare meno energie in caso di finale (con Portogallo o Turchia), ma sa bene che non sarà così scontato. «Affrontiamo una squadra che si difende bene, ha qualità tecniche e vinto in Germania. Dobbiamo rimanere tranquilli e fare la nostra partita. Sapendo che non dobbiamo ribaltare alcun risultato, non serve una goleada, basta un uno a zero. Bisogna avere pazienza, senza farci prendere dalla fretta», le parole del ct.
L’incubo del 2017 aleggia, Mancini non vuole fare la fine di Ventura, sarebbe un paradosso dopo la coppa vinta a luglio scorso. Certe partite rischiano di passare alla storia specialmente se le perdi, e Mancio vuole entrarci vincendola per andare a trionfare in Qatar, come ha sempre detto. La statistica è con lui, nella sua gestione le sconfitte sono solo tre.
L’Italia non è andata direttamente in Qatar per qualche pari di troppo. «Ci sono momenti entusiasmanti e altri di delusioni, non ci faremo influenzare. Magari si potesse sempre e solo vincere. Il segreto? Basta essere concentrati su ciò che dobbiamo fare: l’Italia sa giocare bene a calcio e noi pensare al campo, non ad altre questioni». Il capitano Chiellini parla da leader. «Non dobbiamo avere paura, giocare con serenità e un pizzico di presunzione. La mancata qualificazione di quattro anni fa non pesa, l’esperienza può aiutare: io voglio chiudere la carriera azzurra in bellezza, col Mondiale».
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