Kostas Manolas

NOTIZIE AS ROMA MANOLAS – Inutile. Anche osservandolo placidamente a sedere, mentre parla e giocherella con le chiavi della sua Mercedes, ci sembra sempre di vedergli sul viso quella smorfia incredula, quelle lacrime irrefrenabili che segnarono il «fine corsa» del Barcellona in Champions League poco più di sei mesi fa. Kostas Manolas, in fondo, è questo: un guerriero greco a cui i 27 anni hanno regalato la serenità dell’ineluttabile e lo stupore del possibile.

Le è mai capitato di pensare però che, se la Roma lo scorso anno avesse superato il Liverpool, in finale avreste potuto battere anche il Real e vincere la Champions League?
«In una partita secca non si sa mai ciò che può succedere. Magari segnavamo per primi, o loro prendevano un “rosso”. Se fossimo stati in una serata come quella contro il Barcellona, avremmo potuto battere chiunque. Insomma, avremmo potuto alzare noi la Coppa…».

È vero che lei si carica vedendo le immagini di quella partita?
«Sì, è stato il giorno più bello della mia vita calcistica. Ma ovviamente non è stato solo merito mio. La fortuna è stata che il terzo gol l’ho fatto io, però nel calcio si vince tutti insieme».

Ora arrivano la Spal e il Cska: secondo lei perché l’Olimpico in Europa è una fortezza, mentre in Serie A no?
«Non me lo spiego. Io entro sempre per vincere. Certo, l’atmosfera in Champions è più bella rispetto a quella della Serie A. Noi abbiamo davvero bisogno dei nostri tifosi. Se lo stadio fosse stato sempre pieno, saremmo stati più forti. Ve l’assicuro al 100%. giocatori sentono la differenza. Infatti, tranne quando abbiamo perso col Bayern Monaco, non ricordo una partita con l’Olimpico esaurito in cui abbiamo fatto brutta figura. Forse mai».

Vero che lei è più amato a Roma che in Grecia?
«Non lo so, ma l’amore che mi dimostrano i tifosi italiani è enorme. E non solo della Roma. In estate, a Naxos, c’erano juventini, milanisti, interisti… tutti volevano farsi fotografare con me. Insomma, mi rispettano. E questo mi piace tanto».

La politica della Roma prevede ogni anno cessioni importanti e nuovi arrivi. Lei, rimanendo, ora è quasi un veterano. Sente la responsabilità di essere tra quelli che devono guidare il gruppo?
«L’unica responsabilità che sento è di aiutare la Roma a vincere. Non mi sento leader, non sono il capitano. Non conta il fatto che sia qui da anni. Tutti siamo uguali nello spogliatoio. Ora sono venuti giocatori giovani e forti, che hanno bisogno del nostro aiuto. Io ci sono. Ma l’unica cosa che posso promettere è di dare tutto».

Le tante cessioni creano disagio per chi resta o possono essere uno stimolo per dare qualcosa in più?
«Un anno fa abbiamo perso Salah, Rudiger e Paredes, quest’anno Nainggolan, Strootman e Alisson. Perdiamo sempre giocatori, ma la Roma rimane in alto. Una squadra non dipende mai da uno o due. Vero che sono partiti campioni – altrimenti non li avrebbero acquistati grandi squadre – ma ne sono arrivati di altrettanti forti. Certo, sono giovani, hanno bisogno di crescere, ma sono convinto che ci daranno una grossa mano».

E’ stato portato qui da Sabatini, ora c’è Monchi: differenze?
«Due grandi professionisti. Sabatini lo ringrazierò tutta la vita. È stato lui a scegliermi. Dopo il Mondiale mi disse: “Ti senti pronto per questa sfida?”. E io risposi: “Certo, io sono sempre pronto”. Con Monchi ho rinnovato il contratto, e penso di averlo meritato. Lo scorso anno potevo andare via 2-3 volte, non l’ho fatto ed ho vissuto la mia migliore stagione qui»

Lei ha una clausola di rescissione di 36 milioni: non troppo alta per uno della sua caratura. Ridiscuterà il contratto per toglierla o alzarla?
«Non sono mai stato contattato per farlo. Io ho ancora 4 anni di contratto. Comunque per me la clausola non è così bassa… Adesso il calcio è andato fuori dal normale, perciò se la Roma la considera non adeguata, mi può chiamare per discutere».

Pensa che potrebbe restare per sempre alla Roma?
«Be’, se arrivasse una squadra come il Real o il Barcellona, a parte Totti che rifiutò, non c’è nessuno che non ci penserebbe. Poi bisognerebbe valutare le condizioni, perché non è facile per nessuno lasciare la Roma, ve l’assicuro».

Monchi dice che lei è fra i 5 difensori più forti: conferma?
«Non saprei. C’è Varane, che per me è il migliore di tutti, e Ramos, Umtiti, Chiellini, Van Dijk… Ma le classifiche dovete farle voi».

A proposito di sfide: si ricorda che, se segnerà 10 gol, il presidente Pallotta le ha promesso una Lamborghini?
«È dura, solo Sergio Ramos ne fa così tanti. Ma credetemi: preferisco rinunciare ai 10 gol e vedere la Roma in alto. Sarei più felice così». Difficile dargli torto. D’altronde anche questo, in fondo, è un modo per andare veloci nella vita.

(Gazzetta dello Sport)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨