Per Manolas parlano in tanti. L’agente che si diverte a lanciare qua e là frasi sibilline («Una partenza a gennaio? Non penso ma probabilmente in estate accadrà qualcosa»). Raiola che non è l’agente ma che quando viene interpellato dimostra di conoscere la situazione del difensore molto bene, nonostante proprio Kostas un anno fa tenne a ribadire «che non è il mio procuratore. Il mio si chiama Evangelopoulos. Non so perché parli di me». Forse perché basta chiedere a qualche operatore di mercato e si viene a sapere che Evangelopulos si affida proprio al manager di Pogba e Ibrahimovic quando deve trattare il futuro di Manolas. Accadde nel trasferimento dall’Olympiacos alla Roma. Non è da escludere che possa succedere anche nel prossimo futuro. A Genova, poi, ci si è messo anche Totti ad alimentare qualche dubbio con una battuta divertente rivolta ai fotografi («Sbrigatevi a scattare che questa è una delle ultime») che tuttavia è apparsa non del tutto casuale. Tante parole alle quali vanno aggiunte quelle del dg Baldissoni che ha assicurato come Manolas a gennaio non si muoverà.

INCERTEZZA – Preso atto, il problema però rimane. Perché le trattative per l’adeguamento contrattuale non hanno fatto registrare passi in avanti. Il calciatore ha rifiutato a più riprese il ritocco d’ingaggio offerto dal club (salito a 2,5 milioni) e rimane sull’Aventino non scendendo dalla richiesta iniziale di 3 milioni più bonus. Ultimamente non sono in pochi che leggono questa calma (apparente) di Manolas e del suo entourage in modo sinistro. La domanda è lecita: perché il difensore dovrebbe accontentarsi di guadagnare per una stagione meno dell’ultimo arrivato Juan Jesus e poi rinnovare all’improvviso nelle prossime settimane? Non sembra nemmeno un caso che mediaticamente il calciatore stia perdendo appeal. Fino a poco tempo fa era «il muro greco» un po’ per tutti. Da qualche settimana, sia a livello locale che nazionale, crescono sempre di più le perplessità sul suo carattere, sulla soglia del dolore (ritenuta bassa), sui rapporti non idilliaci con lo spogliatoio, come se Manolas non fosse lo stesso della passata stagione o di due anni fa. Anche perché, eventualmente, burbero lo è sempre stato. Ai tempi di Garcia, ad esempio, ci fu un battibecco molto acceso tra lui e Pjanic nella gara col Bate Borisov, iniziato in campo e poi proseguito nello spogliatoio, prima che in compagni intervenissero. Tradotto: Kostas il carattere spigoloso lo ha sempre avuto. Prima non era un problema, ora lo sta diventando. Non certo per l’Inter, il Manchester United e il Chelsea, pronti a duellare in estate a colpi di milioni pur di averlo.

RIECCOLO AL FRIULI – Domani torna titolare a Udine dopo aver disputato gli ultimi 5 minuti di Genova e aver saltato per infortunio la gara pre-natalizia con il Chievo. Centottantacinqueminuti fatali visto che è stato superato nel minutaggio da Fazio che a poco a poco sembra avergli sottratto anche la leadership difensiva. Merito certamente dell’argentino ma complice anche questa situazione poco chiara sul futuro del greco. Spalletti se lo tiene comunque stretto e appena può ne parla bene («E’ un portento», ha detto poco tempo fa). L’importante per Lucio è arrivare al termine della stagione con in testa soltanto la Roma. Poi sarà il tempo dei bilanci. Non solo per Manolas.

(Il Messaggero – S. Carina)



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