Venerdì sera, Dzeko e Manolas si sono messi le mani addosso alla fine di Bosnia-Grecia. E il greco appare recidivo, visto che poco più di due settimane fa aveva vissuto più o meno la stessa scena con Diego Perotti. “Non è successo niente, in allenamento ci può essere un po’ di tensione. C’è stato un contrasto forte, abbiamo un po’ discusso, ma io e Diego siamo amici“, aveva detto in quell’occasione, sminuendo di fatto una lite reale e dando la colpa ai giornalisti. Questa volta, invece, Manolas non può dire che non è successo niente, visto che le immagini hanno fatto il giro del mondo. E non sono piaciute a nessuno, probabilmente neanche alla Roma.
Manolas ha commentato così i fatti: “Certe cose non dovrebbero mai succedere. È stata una vergogna, i bosniaci hanno mancato di rispetto al nostro inno nazionale. Queste cose non rappresentano il calcio. Noi dobbiamo pensare a giocare a pallone, invece a Zenica sembrava una guerra. Certe cose andrebbero risolte nei tribunali“. Di certo c’è che Manolas ha un carattere fumantino e che anche all’interno del gruppo giallorosso non è visto benissimo da tutti.
La Roma ufficialmente non commenta. “Cose di campo“, è il messaggio che ieri girava a Trigoria. Prima o poi, però, bisognerà affrontare la situazione. L’attaccante bosniaco e il difensore greco sono due dei giocatori su cui il d.s. Monchi punta per costruire la squadra della prossima stagione, due di quelli che dovranno costituire anche parte dell’architrave di Di Francesco. Al momento niente scuse. Forse arriveranno più avanti.
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)
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