AS ROMA NEWS JURIC – Il tempo a disposizione per plasmare la squadra e rivoluzionare il metodo di gioco della Roma era limitato. Ma in Roma-Udinese qualche (poche) novità si è vista, Ivan Juric è riuscito perlomeno a gettare delle basi lasciando intravedere quello che sarà il futuro, scrive Il Messaggero.
Primi passi semplici e senza troppe pretese, ma funzionali a ottenere i tre punti, restituendo alla squadra più certezze nelle due fasi. Per riuscirci la prima mossa è stata quella di sfruttare quasi tutti i calciatori che a Trigoria ci stanno da più di 8 mesi. L’unico nuovo acquisto in campo domenica era Dovbyk. Questo perché Juric è partito da ciò che la squadra ha nel dna, senza snaturare immediatamente le dinamiche. Un ritorno all’antico che ha aiutato i calciatori ad avere più certezze, meno pensieri, informazioni limitate.
Il primo principio più semplice da applicare è stata la marcatura a uomo, un modo per fare ordine nella testa dei giocatori: ognuno ha seguito un avversario specifico per tutti i 90 minuti. Un principio scolastico. Che Juric applica nel suo calcio per rendere le difese più solide e, più in generale, le squadre più aggressive. Per riuscirci strutta anche le doti degli esterni che devono essere duttili e cioè in grado di affondare, ma anche ripiegare a supporto dei centrali. Un compito che Celik e Angeliño hanno provato a interpretare con risultati soddisfacenti. Il croato ha poi limitato (di tanto) la costruzione dal basso: non è più un dogma, ma una possibilità.
Con De Rossi c’era la necessità quasi ossessiva di palleggiare con il portiere, iniziando l’azione d’attacco sin dalla propria area di rigore. Con l’Udinese, invece, Svilar ha toccato solo 11 palloni, Ndicka ha spesso impostato e fatto lanci lunghi alla ricerca del centravanti (e non solo) in verticale. Oltre a lavorare sugli aspetti tattici, il nuovo tecnico sta approfondendo anche quelli atletici, pur avendo trovato la squadra ben allenata. Durante la seduta di ieri ha esortato il gruppo a non calare il ritmo e andare oltre la stanchezza.
Questo perché quando si perde il possesso palla, l’avversario non deve avere il tempo di ragionare né di trovare nuove soluzioni di passaggio. Anzi, secondo il tecnico, sarebbe opportuno interromperle e ripartire velocemente in contropiede sfruttando gli esterni e il centravanti.
Non è un caso se domenica Dovbyk è stato servito con più assiduità rispetto a quanto accadeva con il precedente allenatore. Anche le sostituzione sono state logiche e ruolo su ruolo. Inoltre, quella di Baldanzi per Pellegrini certifica che l’ex Empoli, per adesso, è visto come una mezzala. È solo l’inizio della rivoluzione.
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