Nuovi conteggi, atti da riscrivere e polemiche. Si muove lungo tre direttrici l’iter che – i più ottimisti sperano in massimo 120 giorni, senza il bisogno di riavvolgere il nastro su pareri e autorizzazioni – dovrebbe portare al via libera in Regione sullo stadio della Roma a Tor di Valle. Da una parte c’è il Campidoglio a trazione grillina. Da oggi inizia il lavoro sulla revisione della delibera con cui l’arena giallorossa e il business park sono stati dichiarato di pubblico interesse in era Marino. Il nuovo documento prevederà la «fasizzazione» delle opere pubbliche legate ai 598mila metri cubi che verranno realizzati alla periferia Sud della capitale: parte dei cantieri saranno rinviati in un secondo momento.

Sul cronoprogramma vigilerà un pool di esperti previsto dalla convenzione che sarà siglata con i proponenti. Il club di capitan Francesco Totti e il costruttore Luca Parnasi che, dopo l’accordo raggiunto venerdì, si sono subito rimessi al lavoro. Prima di tutto chiederanno un rinvio sulla conclusione della conferenza dei servizi, per ora fissata per venerdì. Poi, entro i prossimi 80 giorni, dovranno sciogliere il nodo del vincolo della Soprintendenza sull’ex Ippodromo di Tor di Valle. Quindi, il progetto: il primo rendering ufficiale dovrebbe arrivare tra mercoledì e giovedì, accompagnato da un report di massima. Tra qualche settimana, poi, il progetto definitivo approderà in conferenza dei servizi, con la Regione vigile su opere pubbliche e costi. Dopo un primo calcolo, è stato stabilito in una forbice che va dai 900 ai 990 milioni di euro (35 saranno riversati al Comune per la realizzazione del ponte dello stadio) l’investimento necessario per il piano bis.

Il primo, quello con le tre torri di Libeskind, ne avrebbe richiesti almeno 700 in più. Ad approvarlo era stata l’amministrazione di Ignazio Marino, l’ex sindaco piddino che ieri, ospite di Faccia a Faccia, ha sparato a zero sulla giunta Raggi: «La sindaca ha fatto un favore ai costruttori, tagliando opere per 250 milioni. Ha approvato il progetto che noi avevamo bocciato perché non di interesse pubblico ». Dopo il j’accuse, l’uscita dagli studi di La7 senza rispondere ad altre domande. La sindaca Raggi si è invece affidata al sito del Comune: «Una parte degli edifici saranno destinati ad attività socio-culturali». Asili nido, presidi sanitari, biblioteche: decideranno i residenti.

(La Repubblica – L. D’Albergo/M. Pinci)



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