Eusebio Di Francesco

(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini) Un mese e un giorno fa, quando la Roma aveva appena iniziato ad arrampicarsi oltre l’inverno battendo Verona e Benevento, Eusebio Di Francesco decise di fissare sul suo smartphone la seguente frase: «Il mare calmo non ha mai reso il marinaio esperto». C’è tutta la Roma in queste dieci parole, per un traguardo che vale un dieci in pagella. Di Francesco è lì dove quasi tutti gli allenatori giallorossi — ad eccezione di Nils Liedholm e Luciano Spalletti — avevano fallito. Merito mica della frase di Franklin Delano Roosevelt, 32° presidente degli Stati Uniti d’America, benintesi. Quella serve a tratteggiare i contorni di un tecnico che ha saputo fronteggiare le onde alte della crisi: facile navigare quando tutto va bene. Il guaio è trovare un porto sicuro con il mercato aperto, con Nainggolan che gira un video a Capodanno e poi tratta con la Cina, Dzeko a un passo dal Chelsea, la società che ragiona sul sostituto del bosniaco — a proposito, l’altro obiettivo oltre a Giroud era il tedesco Schurrle del Borussia Dortmund —, con una squadra che, esaurita la luna di miele, aveva avuto una crisi di rigetto intorno all’idea di gioco dell’allenatore.

LA MOSSA – Dicono che di eccesso di coerenza si muoia. Ecco, Di Francesco ha saggiamente trattenuto la sua voglia di filare dritto per la sua strada a prescindere. E ha cominciato a ragionare. Le sei vittorie nelle ultime otto partite — unica reale sconfitta quella con il Milan, avendo annullato gli effetti della trasferta ucraina — sono la conseguenza di un passo fatto dal tecnico verso la squadra, ricevendo in cambio altrettanto. I successi con il Napoli e quello di martedì con lo Shakhtar sono assai lontani dal pensiero difranceschiano originario. Logica evoluzione, forse è giusto dire intelligente evoluzione di una squadra che non ha nelle gambe — per caratteristiche, per struttura fisica — lo stesso tipo di gioco che l’allenatore metteva in pratica con il Sassuolo. Per quello sono stato scelto, diceva lui. Solo con quello, però, forse la strada verso la gloria sarebbe stata un bel po’ più in salita. Il pressing alto a prescindere, marchio di fabbrica vincente della prima parte della stagione, ha lasciato spazio a una pressione ragionata, che alterna momenti di attesa ad altri in cui sono Nainggolan e Dzeko a chiamare i tempi dell’aggressione. Ergo: dispendio di energie più limitato, fase difensiva più protetta nonostante una squadra comunque «alta» e «corta» abbastanza per tenere lontani dalla porta di Alisson gli avversari.

LA GRANDE VOGLIA – Non è un compromesso storico, Di Francesco non si è piegato alla volontà dei giocatori. Anche perché il calcio – meglio, lo spogliatoio – è ambiente in cui di democrazia pura ci si può ammalare seriamente. Di Francesco ha semplicemente plasmato una Roma 2.0, restituendo certezze al gruppo portante della squadra. Ha lanciato Under, rimotivato Nainggolan, coccolato Dzeko, protetto Strootman,ammirato Alisson. E ora si gode, da debuttante di Champions, il traguardo più alto dentro i limiti dell’immaginabile. Oltre c’è l’imponderabile. Oltre c’è la voglia di divertirsi ancora, come lui stesso ha dichiarato nel post Shakhtar: «Voglio continuare a sognare con questa squadra. Vedere la gente incitare mi è piaciuto, queste serate sono bellissime, ne ho vissute ancora poche e ne voglio di più. Siamo rimasti uniti nei momenti di difficoltà, ma ora stiamo tirando fuori qualcosa di importante. Questa qualificazione è la vittoria degli uomini, più che dei calciatori. Hanno dimostrato unione». Che si traduce con numeri da record: quattro vittorie di Champions senza subire lo straccio di un gol all’Olimpico. E, per la prima volta da quando la competizione si gioca con un solo girone — ovvero dal 2004-05 — la Roma è riuscita a chiudere un match senza aver subito neppure un tiro nello specchio della porta. Tanto per rendere l’idea: è lo stesso club che, dai quarti di Champions del 2008, all’inizio di questa stagione aveva incassato almeno un gol in 48 delle precedenti 56 partite europee. Pura controtendenza, estrema resilienza: il marinaio un filo esperto lo è già.



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