Carismatico, schietto e rilassato, e ancora fortemente legato a Roma, Philippe Mexes si racconta.

Dopo 5 anni si chiude la sua avventura al Milan.
«Non ho nulla da rimproverarmi. Sono orgoglioso di aver fatto un anno in più. Giocando poco non era facile conquistare la conferma, ma non è semplice spiegare perché non ho avuto spazio con Mihajlovic. Brocchi mi ha utilizzato di più perché ha visto in me esperienza e carattere. Mi premeva che il Milan potesse tornare in Europa, ma nella finale di Coppa Italia siamo stati sfortunati».

Dove sarà il suo futuro?
«Posso dare ancora tanto, anche facendo il quarto o quinto centrale a Roma. Se Spalletti dovesse avere bisogno, può contare su di me. Lo ricordo come un mister di grande personalità. Sono libero e valuterò la soluzione migliore per il futuro. Si parla di tante squadre, ma per ora non ci sono offerte concrete».

Nella Capitale ritroverebbe due amici come Totti e De Rossi.
«Il mio rapporto con loro è ottimo e i sette anni di Roma rimarranno sempre nel mio cuore. Sono sempre stato me stesso, senza mai nascondermi: ho fatto anche delle scelte per la mia famiglia. Totti? Si merita tutto quello che gli succede, ha dato l’anima per la squadra e per la città».

Il suo passaggio a Milano fece tanto rumore, quasi come quello di Pjanic a Torino.
«E’ più facile quando si tratta di Milan, diventa complicato quando si parla di Juve. Fa parte delle dinamiche di mercato».

Le ha dato fastidio l’etichetta di bad boy?
«Qualche cartellino era sicuramente evitabile. Non mi sono mai risentito per le critiche ed ero concentrato solo sul campo. Mi dava fastidio, però, che la mia famiglia leggesse certe opinioni. Chi ti conosce ti protegge, chi non ti conosce ti giudica».

La sua Francia è la favorita degli Europei?
«E’ molto tesa anche per via delle diverse pressioni. C’erano un po’ di casini’ per la vicenda Benzema, ma la squadra si conferma forte: è la stagione di Payet e mi piace tanto Kanté che mi fa pensare al nostro Makelele. L’Italia? Ha un grande ct, il torneo è breve e può andare avanti».

(Il Messaggero – E. Trotta)



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