Coppa delle Fiere AS Roma

ULTIME NOTIZIE AS ROMA COPPA DELLE FIERE – Mezza squadra è ancora tra noi: Cudicini, il capitano Losi, Carpanesi, Orlando e Menichelli, più De Sisti che giocò solo un incontro eliminatorio. Hanno fra i 78 e gli 86 anni, domani ne saranno passati 60 da quando la Roma vinse la Coppa delle Fiere: un trofeo non riconosciuto dall’Uefa, ma a tutti gli effetti l’antenato dell’attuale Europa League, scrive il Corriere della Sera.

Era una coppa a inviti, l’albo d’oro è impreziosito dai nomi di Barcellona e Valencia, Arsenal e Leeds. La Juventus perse due finali, la Roma fu l’unica italiana capace di vincerla. L’edizione 1960-61 vide al via 16 squadre fra cui Barça e Ujpest che incredibilmente disputarono in contemporanea la Coppa Campioni (di cui i blaugrana furono i finalisti battuti dal Benfica); c’erano il Colonia secondo in Germania e le prime due del campionato jugoslavo sotto mentite spoglie (Belgrado XI e Zagabria XI), mentre Inter e Roma erano arrivate rispettivamente 4ª e 9ª in serie A. La squadra di Herrera venne eliminata in semifinale dal Birmingham con un doppio 2-1, mentre i giallorossi superarono l’Union St. Gilloise e poi, entrambe allo spareggio, il Colonia e l’Hibernian (che aveva fatto fuori il Barça).

La doppia finale si disputò curiosamente nella stagione successiva, quando era già iniziata la Coppa delle Fiere 1961-62: tanto che il Corriere della Sera titolò sull’Inter che affrontava il Colonia al 1° turno, mettendo la Roma solo nel sommario. Il 27 settembre il Birmingham, che appena 2 giorni prima aveva giocato in League Cup (non ditelo a Sarri…), bombardò un fantastico Cudicini ma andò sotto 0-2, pareggiando solo negli ultimi 15’ la doppietta di Manfredini.

In campo non c’era il giallorosso Schiaffino, che nel match program era indicato come il padre dell’attrice Rosanna (!), e il ritorno dell’11 ottobre il Birmingham lo giocò quand’era ultimo in Inghilterra, con 34 gol subiti in 12 partite.

A Fiumicino lo accolse il 35enne Franco Sensi, appena nominato vicepresidente, chiamato «Senni» sulla Gazzetta che iniziava il pezzo in prima pagina dicendo che la Federcalcio aveva autorizzato «con un fonogramma all’Hotel dei Congressi intorno alle 13» la partecipazione alla finale dei 3 nazionali della Roma, Losi, Lojacono e Angelillo, in ritiro con l’Italia impegnata 4 giorni dopo in Israele per le qualificazioni mondiali.

Si giocò alle 15 in una giornata di sole, tra i 60 mila dell’Olimpico anche gli azzurri col ct Ferrari. Il primo tempo fu una rissa continua, tanto che Carniglia – subentrato in estate a Foni – disse all’allenatore avversario Merrick (ex portiere della Nazionale, 23 presenze negli anni 50) «O fai smettere i tuoi di picchiare, o ti prendo a pugni. Battiamoci noi due e lasciamo i ragazzi giocare».

Dopo l’intervallo «i ventidue giocatori si erano trasformati in altrettanti agnellini: il focoso Lojacono pareva in preda a una forte dose di bromuro tanto appariva socievole e cortese (e grande giocatore)». La Roma andò in vantaggio al 56’ con un autogol di Farmer e chiuse i conti al 90’ con una botta di Pestrin sotto la traversa. Il presidente della Fifa, Stanley Rous, consegnò a Losi quello che sessant’anni dopo resta l’unico vero trofeo internazionale della Roma.



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