Minacce bipartisan, prima dagli ultrà della Roma e ora pure dagli Irriducibili della curva laziale. Vittima di intimidazioni, di nuovo, Daniele De Rossi, vicecapitano giallorosso in carica. Mentre in procura scatta un’inchiesta sui tre manichini con la sua maglia, e con quella di Mohamed Salah e Radja Nainggolan, impiccati nei pressi del Colosseo, un secondo procedimento approda in udienza preliminare. Sul banco degli imputati, tre ultrà romanisti che hanno scelto il rito abbreviato e che, per la Digos, avrebbero messo in atto una «strategia» del terrore in danno dei calciatori. L’episodio è del 2015, ma il processo si discuterà a metà mese. La procura contesta la violenza privata nei confronti di Francesco Totti, De Rossi, Morgan De Sanctis e Juan Manuel Iturbe. Gli ultrà, durante la partita di Europa League Roma-Fiorentina avrebbero praticamente costretto i giocatori a piegare il capo sotto la curva, «a subire sputi, lancio di oggetti, insulti», si legge nel capo d’imputazione formulato dal pm Eugenio Albamonte. Un’onta a cui si sono aggiunte, appunto, pesanti minacce. Prima cantate in coro – «non uscirete dallo stadio prima di mezzanotte, uscirete quando lo diremo noi… state attenti quando andate in discoteca» – poi, rivolte solo al vicecapitano, preso di mira dal tifo violento. «Ti veniamo a prendere sotto casa!», gli avrebbero detto gli ultrà. «Sotto casa no, vi prego», avrebbe risposto lui «in tono di supplica», annota la Digos in un’informativa. Ascoltato dagli inquirenti, il calciatore aveva negato. Anche Totti aveva sminuito l’accaduto. Ma quelle minacce erano state sentite sia dagli agenti del commissariato Prati, sia dai carabinieri di presidio allo stadio. Per gli inquirenti, i giocatori avrebbero mentito, comportandosi in modo «omertoso», perché spaventati. La loro condotta, si legge nell’informativa, «appare condizionata da un clima di intimidazione». Nel 2015, il gip, rigettando la richiesta con cui la procura aveva chiesto l’arresto degli imputati, aveva definito «credibili» le dichiarazioni dei calciatori. Ma il pm non concorda.
IL VIDEO Agli atti c’è un video che, per gli investigatori, sarebbe la prova del ruolo di leadership di un capo ultrà e, soprattutto, del clima di sottomissione che aveva pervaso la squadra. Il tifoso si fa largo tra gli spalti, si rivolge a De Rossi e, «solo dopo che ha finito di parlare, ai giocatori è concesso rientrare negli spogliatoi». Gli inquirenti parlano di «un’escalation di violenza», partita con altri episodi di tensione dello stesso periodo, che supportano la tesi della strategia messa in atto dagli ultrà. Si parla di due contestazioni a Trigoria, quando una sessantina di tifosi aveva tentato di danneggiare il pullman dei giallorossi e alcuni avevano affrontato giocatori e dirigenti, protestando e «non lasciando alcun dubbio circa la fermezza dei loro propositi di attuare una contestazione», si legge negli atti.
(Il Messaggero – M. Allegri)
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