Alla Roma s’era chiesta, per un doppio motivo (classifica e onore), una prestazione vera, tignosa e d’orgoglio per non regalare (eufemismo…) l’ennesima delusione stagionale alla propria gente, tutte umiliazioni subite alle pendici di Monte Mario. Dopo aver fatto gioire via via i tifosi del Porto, quelli del Lione e anche i laziali, alla squadra di Luciano Spalletti, ieri sera, era affidato il compito di non far conquistare alla Juventus il sesto scudetto di fila all’Olimpico. E, per riuscirci, serviva solo una vittoria, perché anche il pareggio avrebbe fatto festeggiare la Vecchia Signora. Che, per evitare problemi e rischi in vista della finale di Coppa Italia, s’è presentata in abiti dimessi, se così si può dire parlando del suo ampio turn over. Sarà forse per questo che, dopo ventuno minuti, nessuno della Roma si è accorto che in campo ci fosse pure Lemina, uno che solitamente sta in panchina. E così il gabonese, solo soletto nel cuore dell’area giallorossa, ha potuto portare in vantaggio la Juventus con un tocchetto da scuola Nagc.

DDR DÀ L’ESEMPIO Solo che in campo, oltre a Lemina, c’era pure De Rossi, con la fascia di capitano al braccio. Eppure, nonostante i gradi e la sua folta barba rossa, quattro minuti dopo la rete di Lemina nessuno della Juve ne ha tenuto conto. Così Daniele ci ha provato una prima volta, e il suo amico Gigi gli ha fatto la solita paratona, poi al secondo tentativo ha infilato il pallone dritto dritto nel cuore della Sud. Parità, scudetto ancora nelle mani della Juventus però un po’ meno rispetto a quattro minuti prima.

IL NINJA SALUTA Roma senza Dzeko (in tribuna con Una: calma, è la figlia) ma a trazione anteriore; Juve con Higuain ma molto (più) coperta. E, in avvio di ripresa, pure sotto di un gol per la pazza trottola generata da El Shaarawy con la collaborazione di Lichtsteiner (e di Buffon). Ecco, poi, la rete di Nainggolan con baci (e tanti saluti…) ai tifosi della Juventus nei Distinti. Scudetto lontanissimo, adesso. Cambi a raffica, allora, da entrambe le parti, e Juve un po’ meno di scorta con Dybala e Dani Alves. Dentro anche Totti, quasi alla fine, giusto per partecipare (un po’ defilato…) alla festa. Quella della Roma, non della Juventus che, adesso, dovrà vincere il suo sesto scudetto di fila a Torino, nel suo Stadium. Missione compiuta, in Casa Roma: secondo posto confermato e brindisi altrui rispediti al mittente. Con un ulteriore carico di rimpianti, a Trigoria, per quello che poteva essere e non è stato.

(Il Messaggero – M. Ferretti)



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