Patrik Schick

NOTIZIE AS ROMA SCHICK – La Roma si è sbloccata, Schick invece no. Pure col Plzen è andato a referto solo per un’ammonizione.

Dottor Corapi, è grave?
«Di sicuro è un blocco mentale, tutto parte dalla testa. Patrik è un professionista serio e tecnicamente non lo si può discutere. Ma la poca lucidità mentale determina poi quella fisica e di conseguenza quella tecnica. Bisogna lavorare sul nodo emotivo che lo blocca e che gli impedisce di fare il grande salto».

Quando va in nazionale però il ragazzo segna eccome…
«Può anche trattarsi di un problema ambientale, di troppe aspettative. La parola cardine è autostima, senza manca la convinzione nei propri mezzi»

Può pesare la valutazione di 42 milioni a soli 22 anni?
«Non c’entra l’età, ma la maturità. A me lui sembra molto responsabile, e poi nel calcio di oggi essere valutati tanto è una consuetudine. Piuttosto può trattarsi di un appagamento inconscio, del sentirsi arrivato a un traguardo e dell’essersi accontentato. Questo salto può creare un disagio che aumenta sapendo di non riuscire a dare quello che la società ha investito su di te».

E l’avere davanti uno come Dzeko?
«Quello è un altro deterrente, un paragone difficile. È proprio qui che dovrebbe entrare in ballo il mental coach. La mentalità vincente questi giocatori ce l’hanno, ma vanno aiutati a tirarla fuori».

Non bastano l’allenatore o i dirigenti?
«Per esperienza penso che i dirigenti o altre figure posso fare l’effetto contrario e, anziché motivare, in buona fede demotivano e non riescono ad incidere per mancanza di competenze specifiche. In uno staff l’allenatore è colui che valorizza di più il potenziale di un calciatore, ma servirebbe un mental coach visti gli stress di oggi».

Se è così importante come dice, perché quasi nessuno vi ricorre?
«In America e nei paesi anglosassoni questa figura c’è da anni. Qui in Italia si chiama il mental coach solo quando le cose vanno male, ma è sbagliato. Un supporto serve per fissare gli obiettivi, per trovare il focus su cui lavorare. Io seguo dei top player che in pochi mesi hanno raggiunto successi straordinari».

Alcuni calciatori come Bonucci hanno utilizzato mental coach privati
«Non scherziamo: quello di Bonucci non è un mental coach e non è nemmeno un motivatore. La nostra è una figura seria…».

Cosa consiglia quindi a Monchi per aiutare Schick?
«Di telefonarmi…».



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