NOTIZIE AS ROMA MONCHI – Tutto gli si può dire, meno che non ci metta la faccia. Anche ieri Monchi, all’indomani della cessione di Alisson al Liverpool (definita «un’offerta fuori mercato»), s’è presentato in conferenza stampa vicino a Kluivert. E così, mentre la presentazione dell’olandese è scivolata via senza sussulti, è stato lo spagnolo a fagocitare l’attenzione. Dietro quella cadenza ipnotica, dettata dalle sue parole, il ds ha lanciato due, tre segnali da non sottovalutare. Il primo: «Non ci posso fare nulla se la Roma non ha vinto nel 2011, nel 2012. Capisco che la parola tempo è difficile da usare. Mi metto nella testa dei tifosi, sono stanchi delle parole, ma io sono arrivato da 14 mesi. E se lo scorso anno siamo arrivati terzi in campionato e in semifinale di Champions, una piccola parte di fiducia la merito. Se poi dopo due o tre anni non vinco niente, allora prenderò l’aereo e andrò via».
LA PRESSIONE – C’è poco da aggiungere: pur capendo l’insoddisfazione della tifoseria, a secco di vittorie, Monchi – avvertendo forse per la prima volta da quando è nella capitale la pressione mediatica – prende le distanze da quanto lo ha preceduto, volendo esser giudicato per il suo lavoro. «Sono arrivato qui per fare una squadra forte non per una stagione ma per tanti anni e sono convinto al 100 per cento che ci riuscirò. Ma prima di arrivare al decimo piano, bisogna salire i primi nove». Non dice a che piano sia attualmente la Roma ma la squadra che sta costruendo gli piace: «Non cambia nulla dire di essere la prima, la seconda o la terza forza del campionato. Noi abbiamo un vantaggio, abbiamo uno degli allenatori più forti della Serie A e uno spogliatoio pulito e forte, con ambizione». Poi, però, illustrando l’acquisto di Kluivert («La prima volta che ci siamo visti è stata importante per fargli capire che nel suo percorso, la Roma sarebbe stato un posto ideale») lascia intendere come il club giallorosso dovrà continuare nella politica del trading dei calciatori. Ed è questo che molti tifosi faticano ad accettare. Monchi tuttavia rilancia: «Cedere Alisson non è un messaggio di mancanza d’ambizione che anzi, rimane la stessa se non di più. Ma cos’è l’ambizione? Per me è fare le cose ma con la testa. Senza diventi uno sprovveduto. E io non voglio fare cose che mettano in difficoltà questa società. Ci sono squadre in Italia che hanno difficoltà a fare la rosa per le decisioni della Uefa e altre che in questo momento non possono giocare in Europa». A Milano non l’avranno presa bene.
(Il Messaggero – S. Carina)
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