(Il Messaggero – S. Carina) In anticipo cala il sipario sul mercato della Roma. Ad annunciarlo, il ds Monchi: «Quella di Schick è l’ultima presentazione di un giocatore in questa sessione». A meno di improbabili occasioni last-minute, quindi, niente difensore. Una decisione che non convince tutti, soprattutto alla luce delle prime due gare di campionato e in ottica futura. Aspettando il rientro a destra di Karsdorp e del vice Peres, è in mezzo che qualcosa andava fatto. Se ne erano convinti anche a Trigoria quando a luglio Nastasic era stato ad un passo dal vestire giallorosso e Di Francesco, nella lista dei cinque rinforzi elencata a Pinzolo, aveva menzionato esplicitamente il centrale difensivo. Poi le priorità sono cambiate. Non le esigenze.
LA RETROGUARDIA – Attualmente la coppia meglio assortita sembra essere Manolas-Juan Jesus (o Moreno), un destro e un mancino. Tuttavia è quella che può andare più facilmente in difficoltà a livello di palleggio. C’è il rischio che quanto studiato da Gasperini a Bergamo – raddoppiare De Rossi e costringere il greco a impostare – possa ripetersi spesso durante la stagione. Per questo motivo sarebbe servito un titolare mancino dai piedi buoni da affiancare a Manolas. Fazio, un destro, dispone di queste caratteristiche tecniche ma ha anche limiti di velocità e tattici, come dimostrano i gol presi da Mandzukic in amichevole e l’1-1 di Icardi sabato scorso. In tanti se la sono presa con Manolas ma il primo errore è dell’ex Siviglia che esce sul portatore di palla (Candreva) senza alcun motivo visto che ci sono De Rossi e Nainggolan ad affrontarlo. Questo crea un buco dove Icardi va a nozze.
REPARTI QUALITÀ – Negli altri reparti la Roma appare più completa e competitiva rispetto alla passata stagione. In mediana il gioco delle coppie è perfetto. Ogni interprete ha il suo clone con Florenzi che potrebbe sdoppiarsi all’occorrenza anche in avanti. In attacco invece lo diventa a livello numerico, meno come ruoli. Ci sono infatti giocatori adattabili ma non specifici per il 4-3-3. L’acquisto di Schick, ad esempio, regala qualità e gol. Il ceco è un mancino in grado di giocare da «falso nueve», da trequartista, da seconda punta e all’occorrenza anche come prima. Non è l’esterno cercato tutta l’estate da Monchi che ieri ha voluto rimarcare come «Patrik lo volevo già a maggio, poi era subentrata la Juve e avevo pensato a Mahrez, ma non si può comprare chi non è in vendita. Schick è magnifico, è una nostra ossessione. Il ruolo? Il mio lavoro consiste nel dare i calciatori migliori all’allenatore. Lì finisce il mio compito mentre inizia quello del tecnico». La palla passa dunque a Di Francesco che ha già dimostrato contro l’Inter – facendo guadagnare metri in campo a Nainggolan, più vicino al ruolo di trequartista che di mezzala – di non essere un integralista. Toccherà all’abruzzese studiare la formula migliore che ad occhio sembra essere quella con un centrocampo a rombo (4-3-1-2 che riporterebbe De Rossi davanti alla difesa, il belga dietro le due punte e ai lati Pellegrini e Strootman) o l’albero di natale (4-3-2-1). Il 4-2-3-1, con i mediani che lascerebbe fuori, sembra invece più un modulo da attuare in corsa, come accaduto contro l’Inter, quando bisogna recuperare un risultato o la gara non si sblocca. Schick in questo sistema farebbe il trequartista (o il centravanti). La curiosità tattica maggiore è tuttavia capire come la Roma difenderà in fase di non possesso. Perché le perplessità sull’utilizzo di Schick nel 4-3-3 nascono non sui movimenti offensivi ma dalla fase difensiva che si tramuta in un 4-1-4-1 e che necessità per l’esterno di un forte dispendio fisico. A Di Francesco le risposte.
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