(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) A mercato concluso, Monchi racconta le sue verità. O almeno una parte, rispondendo alle domande dei tifosi tramite l’#AskMonchi. E tra le cose dette, il d.s. della Roma è tornato su Ricky Karsdorp, l’uomo che doveva essere il padrone della fascia destra e che invece è ancora ai box. L’attesa, però, sembra essere finita. Stavolta per davvero. «Fortunatamente dal via della prossima settimana sarà a disposizione», ha detto il d.s.. Da domani, quindi, anche se il condizionale è d’obbligo visti i precedenti (prima le 4 settimane di stop previste dal club diventate presto il doppio e poi l’annuncio – poi disatteso – di Di Francesco di utilizzarlo per qualche minuto nell’amichevole di venerdì sera con la Chapecoense).
I SINGOLI – Karsdorp, dunque, è quasi pronto. Anche se, a regime, probabilmente andrà solo tra una ventina di giorni. «Sapevamo del suo infortunio e che dal punto di vista medico avrebbe potuto recuperare in 4 settimane. E che, poi, avrebbe avuto bisogno di altre 2-3 settimane per lavorare con il gruppo. Credo che 4, 6 o 8 settimane non siano nulla rispetto ai 5 anni di contratto. Abbiamo molta fiducia in Ricky». Come in Defrel, del resto. A chi gli chiedeva perché aveva «sprecato» 23 milioni per il suo acquisto, Monchi ha risposto così: «Nessun spreco di soldi, siamo contenti di averlo. Defrel è uno che ci darà tanto sotto diversi punti di vista. In più, lui e Schick possono ricoprire due ruoli». E poi il mercato, con il mancato arrivo del difensore centrale: «Le rose sono sempre migliorabili, ma abbiamo valutato tutte le possibilità, constatando che con i 5 centrali in rosa (compreso Leandro Castan, ndr) siamo coperti per le tre competizioni. Oltre al vendere e al comprare, c’è anche un terzo mercato: tenere i giocatori importanti che possono fare da guida. Gente come Nainggolan, Strootman e De Rossi, per esempio».
GLI OBIETTIVI – Poi Monchi ha stabilito gli obiettivi: «Spero di vincere il prima possibile qualcosa. È il mio leit motiv, quello che ho sempre in testa. La Champions? Passiamo i gironi, poi da lì si può iniziare a sognare». Parlato di Totti: «È un libro aperto, lavorare con lui è come fare un master sulla Roma con il professore migliore». E delle pressioni della piazza: «Niente di ciò che non mi aspettassi. E credo sia positivo sentire la pressione dei tifosi e della stampa. Dobbiamo essere ambiziosi e questo ci spinge a essere migliori». Concetto giusto, non sempre condiviso da tutti.
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