Radja Nainggolan

(Il Tempo – E. Menghi) La decisione è arrivata per bocca di Di Francesco, ma la mente che l’ha partorita è quella di Monchi: Nainggolan non è stato convocato per Roma-Atalanta. Eusebio non ha fatto solo da tramite tra la società e la stampa, ha prima di tutto condiviso questa scelta difficile, che vuole avere il potere di mandare un segnale forte allo spogliatoio, della serie chi sbaglia paga (e non solo una multa), ma fosse dipeso tutto da lui sarebbe finita diversamente, perché secondo la sua valutazione tecnica Radja deve giocare, sempre. Ma nessuno deve sentirsi irrinunciabile, nemmeno il supereroe del derby, che hai difetti degli umani e li paga a caro prezzo. Monchi era in Spagna con la famiglia mentre a Trigoria scoppiava il caso, è intervenuto telefonicamente parlando con il giocatore che al risveglio aveva già capito di aver fatto un grosso sbaglio, e al rientro dalla mini-vacanza è entrato a gamba tesa nello spogliatoio, e ha fatto capire che nella Roma non c’è posto per chi non ha fame di vittorie. Alle dure parole sono seguiti i fatti, un conto salato (100 mila euro di sanzione) e soprattutto la clamorosa esclusione del Ninja. Una punizione esemplare che tiene tutti sotto scacco, an che in vista delle ferie invernali: i giocatori dovranno stare attenti a non farsi «beccare», o ad auto-condannarsi come Nainggolan. «Un conto – ha specificato Di Francesco – è se le immagini ti vengono rubate, ma farsele da solo è ancora peggio. Radja si sta prendendo le sue responsabilità». Oggi è atteso all’Olimpico, in tribuna: quando gli è capitato distare fuori per squalifiche o guai fisici non è mai mancato.

D’altronde, è capitato a molti leader giallorossi di fare i tifosi per punizione, la società americana ha avuto il coraggio di fare scelte difficili anche in passato. Totti è stato cacciato dal ritiro e cancellato dai convocati per l’intervista mal digerita da Spalletti nel febbraio 2016, in quel caso si trattava di «una decisione dell’area tecnica», a detta di Baldissoni. Agli albori dell’era americana scoppiò il caso Osvaldo per lo schiaffo a Lamela: multa e sospensione di 10 giorni. Lo stesso Luis Enrique pochi mesi dopo dovette gestire il ritardo di De Rossi alla riunione tecnica: convocato, finì in tribuna a Bergamo e vide i suoi perdere 4-1. L’Atalanta chiama esclusioni illustri, Zeman confinò in panchina proprio De Rossi, Osvaldo e Burdisso perché non avevano mostrato sufficiente voglia. L’avversario è lo stesso, ma quella di Nainggolan è una storia diversa: «Una cosa così – rivela Eusebio – non mi era mai accaduta. La decisione si lega ad un modo di fare che deve essere continuativo per chiunque rappresenta la Roma: chi sbaglierà pagherà nello stesso modo. Le scelte si fanno insieme, non importa quando ma che si facciano: la mentalità vincente passa anche dai comportamenti». Il finale di una settimana in cui ci sono state varie riflessioni che hanno portato al passo indietro di Eusebio e allo slancio di autorità di Monchi, che si è preso la Roma: ha chiuso i canali delle notizie dall’infermeria e soprattutto ha dato un input al sistema. Ora non si può più tornare indietro.



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