Monchi, direttore sportivo della Roma

Più dell’anno in cui furono venduti Lamela, Marquinhos e Osvaldo perché bisognava ricostruire dopo il 26 maggio. Più dell’anno in cui gli americani presero possesso di Trigoria e si vollero presentare col talento sudamericano più puro, sempre quel Lamela rivenduto due anni più tardi. L’impatto di Monchi sulla Roma, suo e del suo modo di lavorare (pochi prestiti se non col riscatto obbligatorio, cessioni a prezzi importanti, operazioni nette e con pochi cavilli), è stato, in attesa del grande colpo in attacco, quasi devastante: poco più di 200 i milioni transitati sui conti di Trigoria tra acquisti e cessioni, una cifra mai neanche sfiorata nelle precedenti sessioni estive americane.

E pensare che il presidente Pallotta aveva detto che il segreto della Juventus era cambiare poco, soprattutto in alcuni reparti. Monchi, d’accordo con Di Francesco, è andato avanti per la sua strada, sapendo che il proprietario gli avrebbe dato carta bianca. E così è successo: via Ruediger, Salah, Paredes, Mario Rui, i giovani Ricci, Marchizza e Frattesi e i “contorni” Doumbia e Zukanovic, sono arrivati Moreno, Karsdorp, Kolarov, Pellegrini, Gonalons, Ünder e Defrel. E manca ancora qualcosa in difesa (secondo portiere se Skorupski dovesse andar via e forse il centrale) e poi in attacco, col sostituto di Salah. Le cifre, ad oggi, sono parziali: 127.25 il saldo cessioni, 73.1 quello per gli acquisti, totale 200.35 (il tutto bonus esclusi), praticamente 25 milioni in più rispetto all’estate del 2013, quella in cui gli americani e Sabatini hanno comprato e venduto di più.

Quello che più colpisce è che le operazione sono quasi tutte definitive: Defrel e Mario Rui sono in prestito con obbligo di riscatto (dopo poche presenze, di fatto sono acquisti o cessioni a prezzo dilazionato), mentre tutti gli altri calciatori sono stati acquistati o ceduti in maniera netta. Monchi, visti anche i casi degli ultimi anni – leggi Szczesny, finito alla Juve dopo due anni in prestito alla Roma e cartellino svalutato perché vicino alla scadenza con l’Arsenal –, ha scelto di mettere in rosa giocatori che non sentissero la società giallorossa come un club di passaggio.

(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli)



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