«E’ stata una gran festa, sono contento per Francesco»: Ennio Morricone, tifoso romanista profondo, l’addio di Totti l’ha seguito da casa dal suo megaschermo. Prima con qualche patema per il risultato: «E’ stata un’altalena, poi quando hanno pareggiato sul 2 a 2 mi sono detto: ci hanno fregato. Poi, per fortuna, è arrivato il terzo gol su azione e ha segnato Perotti, uno che segna solo coi rigori». Dopo quel gol c’è stato il via libera alle emozioni della celebrazione. Quasi un film e, a commento, anche la sua musica, da Gli intoccabili a Mission, a Giu la testa, Il buono il brutto e il cattivo, musiche epiche come quella tratte dalla colonna sonora di C’era una volta il west, che raccontava la fine di un’era come la fine di un’era in qualche modo è stata la festa dell’Olimpico dell’altra sera, un rito popolare convocato per accompagnare la fine delle imprese e della storia sportiva del calciatore più amato della Roma.
SQUADRA CHIUSA NEI RIONI Una festa di popolo per una squadra che qualche tempo fa Morricone descriveva con grande precisione in questo modo: «È una squadra da sempre con un carattere internazionale ma che sentimentalmente è racchiusa nei propri rioni. È una squadra aperta alla gente, al popolo, e comunque ha la capacità di essere globale». Dell’altra sera il grande maestro dice: «Mi ha fatto piacere che sia stata usata la mia musica per accompagnare un’occasione come questa. Purtroppo quel momento l’ho perso, ma stamattina quando l’ho letto sul giornale mi è apparsa una cosa molto bella». Poi ritorna sulla festa: «E’ stato emozionante vedere la gioia e la commozione della gente, una cosa però mi è dispiaciuta: che sia stato dimenticato Spalletti. Ha portato lui la Roma al secondo posto». Qualche fischio e i commenti non proprio positivi hanno bersagliato l’allenatore: «Secondo me ha fatto quello che doveva fare, il secondo posto significa 50 milioni che arrivano dalla Champions league, non sono uno scherzo».
GLI ERRORI E LE POLEMICHE La querelle è stata lunga, l’allenatore e il campione: molti hanno rimproverato la gestione poco rispettosa, facendo scendere in campo Totti anche per una manciata di minuti a fine partita: «Ha sbagliato, ma mi pare che se ne sia accorto. I giornali secondo me hanno esagerato nel montare le polemiche, Spalletti, come allenatore della Roma, aveva un problema reale da affrontare: il Napoli alle costole, a solo un punto di distanza, e la necessità così di vincere ogni partita. Non sarebbe bastato neppure un pareggio. Non poteva rischiare e Totti non è più un ragazzino». Per il maestro il ritiro a questo punto è la cosa giusta: «Smettere è naturale, quando arrivi a una certa età. Anche io ho rallentato molto la mia attività. Penso che chiudere la carriera da calciatore sia un bene, un atto di saggezza per Totti stesso». Il maestro, che ha 88 anni e celebra i suoi sessant’anni di carriera, quest’estate sarà protagonista di quattro concerti: il 7 luglio il debutto a Roma al Foro Italico (già ampiamente esaurito: i proventi andranno al Campus Biomedico per sostenere la ricerca sulle cellule staminali), il 9 a Lucca e il 30 e 31 agosto all’Arena di Verona che ha raddoppiato per le richieste l’appuntamento: «L’attività intellettuale – ammette il maestro – offre qualche vantaggio per quanto riguarda la durata a differenza dell’attività sportiva che ha inevitabili limiti fisici».
(Il Messaggero)
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