Rassegna stampa
Mourinho ad altezza Champions: Mancini inventa, la Roma fa festa. E la Juve si ferma
AS ROMA NEWS JUVENTUS – Vittoria capitale, José Mourinho si è preso il derby dei risultatisti contro Massimiliano Allegri, allenatore che gli è affine, e la Roma ha agganciato il Milan al quarto posto, l’ultimo utile per la qualificazione in Champions, scrive La Gazzetta dello Sport.
La Juve resta giù, a meno dodici dal piazzamento che dà diritto all’Europa che conta, e oggi è difficile immaginare che possa riagganciare il treno della Champions. Roma astuta per tattica – Mou ha aggrovigliato l’aggrovigliabile – e fortunata per cronaca: Mancini ha imbroccato il tiro della domenica, la Juve ha imprecato per tre pali e Rui Patricio in generale è stato più impegnato di Szczesny.
La vittoria della Roma è legittima, ma un pareggio non sarebbe stato scandaloso, una sintesi alla Ponzio Pilato. Lo juventino Moise Kean si è ritagliato a suo modo uno spazio nella storia: si è fatto espellere a 40 secondi dall’entrata in campo per un violento fallo di reazione su Mancini. Non è stata una partita esaltante per gioco, ma ci saremmo stupiti del contrario. È stata una gara epica a suo modo, un primo tempo di studio e una ripresa da combattimento. Roba buona per nostalgici e conservatori, amanti di un certo calcio novecentesco.
La strategia dell’attesa Abraham e Belotti in panchina, Roma senza centravanti e con un tridente asimmetrico, a tratti sghembo. Dybala largo a destra; Pellegrini centrale in un ruolo ibrido, un po’ falso nove e un po’ trequartista; Wijnaldum a sinistra per sostenere Spinazzola e per imbucarsi all’occorrenza. Di fatto un non attacco, Mourinho voleva stanare la Juve, attrarla fuori dal suo recinto e colpirla in contropiede, ma non è semplice essere attendisti e ripartenti di successo contro Allegri, maestro di attese e di contrassalti.
Ne è venuto fuori un primo tempo compassato, generatore di sbadigli. Sembrava di stare nel Deserto dei tartari, il romanzo cult di Buzzati in cui si scruta il vuoto, fissando un nemico che non si vede, ma che si percepisce. La Roma si auto-schiacciava negli ultimi quaranta metri, per distendersi alla minima occasione, ma è successo di rado. Una volta, su una punizione battuta a sorpresa, Spinazzola è filato via con grandi speranze a sinistra, però il suo cross è stato assorbito dalla difesa juventina.
In un’altra occasione gran mancino da fuori di Dybala, respinto da Szczesny. Verso la fine della frazione, il brivido maggiore: cross di Danilo dalla trequarti e colpo di testa di Rabiot, con Rui Patricio bravo a deviare sul palo. Per il resto uno stallo costante, manifesto della comune filosofia di Mourinho e Allegri: la prudenza elevata al cubo, primo non prenderle eccetera eccetera. In tutta sincerità, 45 minuti di calcio d’antiquariato. Squadre di principi simili, con tendenza ad annullarsi l’una nell’altra. Speculazioni pallonare, ma con la Roma più speculante della Juve, e questo era un indizio che lasciava capire dove forse si sarebbe andati a parare.
Alla risalita dagli spogliatoi, fine dei balletti e della tattica del “prego, si accomodi”. La Juve ha rotto il fonte delle moine e ha provato ad aggredire. Di Maria ha messo in mezzo una palla non capita da nessuno dei suoi compagni e quando Mourinho, forse stufo del suo non attacco, stava per inserire Abraham, in modo da avere un vero riferimento centrale e osare qualcosa, il difensore Mancini, in avanzamento sulla destra, ha imbroccato il tiro da lontano che ha stappato lo 0-0.
A quel punto, contrordine di Mou: Abraham si è riseduto in panchina e avanti come prima e più di prima, per sciare sulla neve perfetta dell’1-0. A rimescolare il mazzo è stato Allegri con l’innesto di Chiesa per Fagioli e il passaggio al 3-4-3. Cuadrado ha centrato un altro palo su punizione. Mourinho ha immesso Abraham e alla fine si è spinto fino a Belotti, ha chiuso con due centravanti, per sfruttare ogni minima chance di contropiede.
La Juve è sbattuta su un altro legno, il quasi autogol di Mancini su un calcio d’angolo. In 10 per la follia di Kean, la Juve ha messo i brividi alla Roma fino all’ultimo secondo del recupero, quando Danilo ha sprecato un rigore in movimento con un tiro debole. L’emblematico epilogo di una partita arruffata, vinta dalla Roma nel più puro stile Mourinho. Tortuose, battagliate, frenetiche: queste sono le sue vittorie. Soltanto Mou sa essere più “cortomusista” di Allegri.
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