Josè Mourinho

AS ROMA NEWS LEICESTER MOURINHO – Aveva i capelli più neri che bianchi quando José Mourinho alzava il suo primo trofeo, la Coppa Uefa, anno 2003. Non certo un’eccezione, non certo il suo unico ricordo magico. Da lì, pian piano, comincia a diventare Special e non solo perché bravo ad attirare l’attenzione del mondo con parole e sguardi, ma perché dimostra di saper vincere, e spesso, scrive Il Messaggero.

E oggi è chiamato ancora a farlo: notte di un crocevia di primavera. O dentro o fuori, è il destino dei big. La Roma ha la possibilità di andare in finale, altrimenti il percorso fatto, lo ha detto Mou stesso, non avrà senso. L’unica cosa che lo Special ha di normal è la vittoria o quantomeno l’abitudine a inseguirla e questa è la sua notte.

Sette le finali europee conquistate in totale, quattro le competizioni internazionali vinte, due Champions League (con Porto e Inter), una Uefa (con il Porto) e una Europa League, venticinque i titoli conquistati in carriera. Mou ha rimesso Roma al centro dell’Europa e guai a dirgli che questa Conference non conti: è la sua Coppa, la vuole. Tirana non è lontana, ma tutto passa da stasera.

Stadio colmo di speranza e di gente e se questa ormai è diventata una gradita abitudine, un po’ è anche merito dello Special, che ha creato un’empatia con i tifosi, che in lui vedono la chiave del successo. José, da illuminato comandante, chiama a raccolta il popolo e non si accontenta della quantità (saranno circa 65 mila gli spettatori presenti all’Olimpico) ma vuole qualità.

«E’ fantastica l’empatia creata tra noi e i tifosi. Sarebbe bello festeggiare questa empatia. Meritiamo di finire bene queste due gare in casa. Quello che dico ai tifosi è che giochiamo per noi ma anche tanto per loro. Mi piacerebbe che loro giocassero la gara con noi. Si può stare allo stadio a fare lo spettatore, con settantamila spettatori non ci si fa nulla. Se tutti vogliono giocare è diverso. Chiediamo di non venire allo stadio a vedere la partita ma di giocarla con noi, se lo faranno, sarà quella la differenza».

Insomma, ci si prepari a perdere la voce, solo quella. Non serve stravincere, basta una vittoria di misura – visto l’uno a uno dell’andata – per andare a Tirana e giocarsi la finale. Il Leicester è squadra tosta, Mou ha rispetto per certi talenti inglesi e per il loro allenatore, suo amico, Brendan Rodgers. Il pericolo è nelle gambe, più che nella testa: il Leicester, non avendo più obiettivi in Premier, si concentra da un po’ sulla Coppa. Quindi, di sicuro ha maggiori energie in canna e Mou non perde occasione di sottolinearlo. «Vorrei un match come quello di Leicester dove Rui Patricio ha fatto una parata in 90’», la sua speranza.

José sa che vincere la Coppa è sarebbe solo l’inizio di un progetto che dovrà portare su altri lidi. La voglia di Champions gli si legge negli occhi. «Mi sto divertendo a Roma, sono felice. Voglio di più? Sì. Voglio che la prossima stagione pensiamo in modo più grande? Sì. Meritiamo finire la stagione con qualcosa da celebrare, un trofeo sarebbe fantastico. Finire in una posizione che ci consente di giocare in Europa è anche positivo. La partita con il Leicester per noi è un altro grande passo da fare, non dimentico e non nego che giochiamo contro una buona squadra ma lo siamo anche noi».



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