Josè Mourinho

AS ROMA NEWS SAMPDORIA MOURINHO – No, per José non è una partita come le altre. Sarà perché la Sampdoria gli evoca il ricordo del debutto in Italia (1-1 gol di Ibrahimovic e Delvecchio, da non confondere con il Marco romanista) e probabilmente una delle più grandi arrabbiature private, poi esternate in pubblico. Per intenderci: stile Bodø, scrive Il Messaggero.

Marzo 2009: l’Inter perde 3-0 nella semifinale d’andata di Coppa Italia contro i doriani. Al fischio finale, inizia lo show dello Special: “Adesso è più chiaro per tutti perché certi giocatori non giocano mai e perché scelgo sempre gli stessi. È colpa di tutti, ma certe amnesie sono inaccettabili”. Sovrapponete Rivas, Maxwell e Mancini (sì Amantino, proprio lui) a Diawara, Borja Mayoral e Villar, e il quadro è più chiaro.

Ma la Sampdoria di per sé deve avere un conto in sospeso con lo Special. Perché il gesto delle manette, che fece il giro del mondo, arriva ancora contro la squadra ligure. Il palcoscenico stavolta non è Marassi ma San Siro, tuttavia poco cambia. È il 20 febbraio del 2010. L’Inter di Mou, in piena corsa per lo scudetto, ospita la Samp. L’arbitro è Tagliavento. Già al 38′ del primo tempo, i nerazzurri si ritrovano in 9 per l’espulsione di Samuel e Cordoba. José aspetta ad esplodere. Lo fa quando Tagliavento sventola un semplice giallo e non il rosso per Pazzini, reo di un calcetto a Lucio in una mischia su palla inattiva.

Senza perdere tempo, Mou guarda il quarto uomo, si sincera di essere a favore di telecamera e avvicina i polsi l’uno all’altro con posa da prigioniero politico. Apriti cielo. La partita già infuocata si trasforma in una vera e propria corrida che l’Inter riesce a chiudere 0-0. Ma il meglio doveva ancora arrivare: il giudice sportivo assegna, oltre alle inevitabili squalifiche ai due difensori, due giornate di stop a Cambiasso e Muntari (per insulti all’arbitro), più 40mila euro di multa al portoghese che viene fermato per tre turni. Da quel giorno, il tecnico sino al termine della stagione si rifiuterà di parlare prima e dopo le partite in campionato, dovendosi piegare soltanto agli obblighi legati alle gare europee.

Anche ieri José non ha parlato. Nulla a che vedere con tensioni o polemiche pregresse anche se, la designazione per oggi di Di Bello (con il quale i giallorossi non vincono da due anni e mezzo e già lo scorso anno era stato definito da Mou “fenomeno” durante Roma-Napoli) non lascia dormire sonni tranquilli. Questo, però, è ormai il cliché al quale ha abituato qui a Roma: se parla durante il turno infrasettimanale, salta la vigilia in campionato.

Rispetto a quella che annoverava all’epoca Pazzini e Cassano, quella di questa sera è un’altra Samp, alle prese con un complicato passaggio di proprietà, disperata in fondo alla classifica, con il peggior attacco (5 reti) e la terza peggior difesa (17) del torneo che si è affidata al suo “Deki” per provare a centrare la salvezza.

L’abbraccio con Stankovic farà da prologo ad una partita da vincere per tornare in zona Champions. E per farlo si affiderà a Zaniolo, squalificato a Siviglia, al quale dovrà fare posto uno dei due centravanti. Aperto il ballottaggio tra il lanciatissimo Belotti (che nei doriani ha la sua vittima preferita, insieme al Sassuolo, in serie A: 9 centri in 15 match) e Abraham, voglioso di riscatto. Insieme a Nicolò ci sarà Pellegrini, pronto a festeggiare le 200 presenze in A, tornando nel ruolo di trequartista che lo scorso anno lo vide protagonista con 14 reti e 7 assist.

In mediana Matic ha recuperato e si candida ad affiancare Cristante mentre a sinistra possibile turno di riposo per Spinazzola: El Shaarawy spera in una chance. In panchina siederà Camara, pronto a subentrare. Vicino a lui, Tahirovic, classe 2003, ex Valesund, che José ha deciso di convocare, insieme al rientrante Karsdorp. Dietro invece il solito trio Mancini-Smalling-Ibañez (Kumbulla rimasto a Roma per il problema avuto mercoledì alla coscia sinistra) che avrà il compito di interrompere il trend negativo che vede i giallorossi prendere regolarmente da 5 partite almeno un gol. Serie interrotta soltanto con l’Helsinki che altrimenti sarebbe proseguita anche con Empoli, Ludogorets e Udinese. A conti fatti, sono 13 reti subite nelle ultime 8 gare. Troppe per uno come Mou.



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