Josè Mourinho

ULTIME NOTIZIE AS ROMA ZORYA MOURINHO – José Mourinho la definisce una finale. E in effetti lo è: Roma e Zorya – se vogliono andare avanti – hanno lo stesso obbligo: vincere. C’è da blindare il secondo posto, compromesso dopo la sciagurata notte di Bodo, e sperare di poter attaccare il primo (i norvegesi oggi ospitano il Cska praticamente eliminato). Andare avanti da secondi aprirà il pericoloso scenario play-off, da giocare a febbraio contro una retrocessa della Europa League, scrive Il Messaggero.

Un turno in più, insomma, che alla Roma non farà comodo: fino a ora la stagione è stata un calvario, tra le esclusioni di qualche riserva che a Bodo aveva deluso, infortuni in serie e ora anche assenze per Covid. La rosa è quella che è, corta, con poche alternative, concetto che Mourinho ripete da sempre. Portare avanti due competizioni così è rischioso. Josè evidenzia il problema ma non può fare certo la parte di chi vuole scappare. «Sarà dura per noi fare per tanti mesi campionato e Conference, ma è un problema che vogliamo avere. Quindi c’è da battere lo Zorya». Insomma, vale la pena provare, finché si potrà. Meglio che la finale di stasera non sia il finale. Non ancora.

Nessuno si strapperà i capelli in caso di futura (e prematura) eliminazione. Stasera, all’Olimpico (nelle ultime 25 partite europee in casa la Roma ha perso una sola volta, col Real nel 2018), operazione recupero: gente come Abraham, Smalling e Zaniolo, avranno la possibilità di mettersi in evidenza. Tammy ha bisogno del gol, tira tanto e segna poco («sono soddisfatto di lui, gioca per la squadra e il gol presto o tardi arriverà», dice Mou), Chris vuole riprendersi la leadership e Nicolò – come seconda punta – deve trovare nuovi stimoli («per il modo in cui ha festeggiato a Genova pur non giocando un minuto, per me è come se fosse stato in campo tutta la partita», l’elogio di José).

Mou pensa a far riposare gli acciaccati Pellegrini e Ibanez e potrebbe puntare ancora sul 3-5-2 di Genova, anche se garantisce che «è solo un modulo per l’emergenza, la squadra è stata costruita per giocare a 4 e torneremo a proporre quel calcio». Ieri si sono allenati col gruppo anche Calafiori e Viña che molto probabilmente andranno in panchina, in caso contrario sarà difesa a 4, con l’uruguayano in campo (fuori Kumbulla in questo caso).

Si rivedrà un El Shaarawy a tutta fascia: sacrificio, quello del Faraone, molto apprezzato da Mou: «Pensavo fosse un giocatore di qualità e offensivo, ma adatto a giocare una partita e magari quella dopo restare in panchina. Ha avuto un’evoluzione, ora gioca novanta minuti e salva i gol a due metri dalla porta. E’ un El Shaarawy che non conoscevo». Ci sarà anche Veretout («sono romanista, voglio restare») in mezzo al campo, è squalificato per il Toro: possibile l’inserimento di Darboe e la conferma di Mkhitaryan.

È un Mourinho sereno in conferenza stampa, più di quanto non lo fosse in allenamento, quando prima ha fatto andare via un fotografo che si trovava al centro del campo, poi ha discusso con il suo vice, Nuno Santos, a suo dire troppo lento a mandare in campo i portieri per la fase di possesso palla.



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