Josè Mourinho

AS ROMA NEWS DERBY MOURINHO – Quando si dice proteggere i propri giocatori. Dopo il derby, la difesa di José Mourinho dei centravanti è stata granitica: “Preferisco dire che è colpa mia”. Lodevole, ma se la Roma è una delle squadre della Serie A che crea più occasioni da gol e poi il bottino complessivo la relega ad avere soltanto il 9° attacco del campionato con appena 16 reti segnate (un anno fa erano 23), è logico che sul banco degli imputati vadano le punte, scrive La Gazzetta dello Sport.

Pagato dazio alla sfortuna (10 i legni colpiti), è sotto gli occhi di tutti che Tammy Abraham sia l’ombra del giocatore che ha scritto una pagina di storia giallorossa, realizzando 27 gol al suo primo anno. L’impegno è fuori discussione, ma l’inglese sembra davvero vittima di una maledizione. Chi è chiamato a fargli da pungolo – o addirittura di giocare in coppia con lui – non va affatto meglio. Anche Andrea Belotti finora è lontano dall’essere quel Gallo che scaldava i cuori del tifo granata. Con queste premesse non sorprende che Abraham non segni in casa addirittura da marzo scorso (proprio contro la Lazio) e che Belotti finora non abbia realizzato neppure una rete in campionato. Morale: in due hanno segnato appena due gol.

Al termine della Stracittadina amaramente perduta, il mantra dello Special One è stato uno solo: “Ci manca qualità, ci manca chi accenda la luce”. Tenendo conto che Paulo Dybala (che ieri si è allenato con la palla) potrebbe tornare tra i convocati già domenica prossima, l’allarme si è acceso sul fronte Wijnaldum. José Mourinho infatti ha detto: “Non so se potrò averlo già a gennaio”. Dopo la frattura alla tibia destra occorsagli ad agosto, si pensava che per il riavvio della stagione dopo il Mondiale, il centrocampista olandese sarebbe tornato a disposizione.

Vero che la decisione di evitare l’intervento – come invece avrebbe voluto la Roma – e procedere a una terapia conservativa non consente sprint, ma tenendo conto che la ruggine per l’inattività comporterà un inevitabile rodaggio il rischio che la “illuminazione” arrivi un po’ troppo tardi rispetto ai desideri dell’allenatore portoghese. In ogni caso, superata la sosta Mondiale, anche se il calendario resterà compresso, il numero degli infortuni dovrà scendere se la Roma vorrà evitare di spremere sempre gli stessi giocatori. Insomma, si spera che col nuovo anno ritornino le rotazioni.

C’è un paradosso che galleggia nella stagione della Roma, soprattutto sul fronte campionato. Mentre il pubblico giallorosso è sempre più da primato, giunto com’è al sedicesimo tutto esaurito per le partite casalinghe (e la serie è cominciata ad aprile scorso), il rendimento della squadra è assai più brillante in trasferta che all’Olimpico. Dei 25 punti conquistati fin qui in Serie A dalla Roma, ben 16 sono arrivati fuori casa e appena 9 in casa.

Certo, alla vigilia della trasferta di Sassuolo, il dato può essere anche positivo, visto che i giallorossi hanno una striscia aperta di 4 vittorie di fila in trasferta e per ritrovarne cinque bisogna andare indietro all’inizio della stagione 2017-18, però il fattore Olimpico comincia a pesare, soprattutto nelle gare contro le big. In casa, infatti, la squadra di Mourinho ha perso sempre: contro Atalanta, Napoli, Lazio e, se vogliamo, Betis Siviglia. Non a caso l’aver infranto il tabù del successo contro le grandi tradizionali è arrivato fuori casa, battendo l’Inter a San Siro. E allora la missione appare chiara: occorre far lievitare anche questo rendimento se si vuole decollare.

Personalità non fa rima con tensione. La sensazione è che la Roma, nei momenti di difficoltà, cominci ad entrare in una spirale di nervosismo che non aiuti. Detto che José Mourinho è José Mourinho, ed ha una personalità tale da potersi permettere in panchina atteggiamenti motivazionali da fuoriclasse, il suo staff invece sembra che a volte provi a scimmiottarlo con esiti discutibili. L’ennesima espulsione del suo vice Foti (che avrà una giornata di squalifica) nel derby ne è stata la dimostrazione.

La sensazione è che tutto questo non trasmetta particolare carica alla squadra, ma innervosisca un gruppo che non ha tutti elementi di grande personalità, e questo si nota soprattutto nella gestione della palla nei momenti difficili. Viene allora semplice pensare a quel regista che l’allenatore portoghese ha chiesto e che finora continua a mancare. Certo, l’infortunio di Wijnaldum sta pesando, ma alla lunga questo non deve diventare un alibi per nessuno.



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