Rassegna stampa
Mourinho diventa giochista. La Roma a caccia del settebello
ULTIME NOTIZIE AS ROMA MOURINHO – La filosofia di fondo resta sempre la stessa: inseguire la vittoria, ad ogni costo, in ogni modo e con ogni mezzo, scrive La Gazzetta dello Sport. Tanto che anche giovedì scorso, subito dopo la manita rifilata al Cska Sofia, José Mourinho è stato chiaro ed esplicito: «Io mi diverto solo vincendo». Eppure rispetto alle etichette del passato, alla vittoria questa volta l’allenatore portoghese ci arriva in modo diverso, tramite il gioco e, di conseguenza, i gol. A raffica.
Lui che è sempre stato considerato il re dei risultatisti a Roma sta mettendo in mostra un’anima da giochista. Con profitto, perché i risultati arrivano lo stesso (sei vittorie su sei), con l’aggiunta di una squadra che piace, costruisce, interpreta bene le partite. E segna.
Già, perché in Europa solo due squadre hanno fatto meglio della Roma, da questo punto di vista: il Bayern Monaco e l’Ajax, che ieri hanno lasciato il segno con due goleade (7-0 al Bochum e 9-0 al Cambuur) e che viaggiano ad una media di 4,75 e 3,86 gol a partita. Poi, appunto, viene la Roma, con una media di 3,16 gol a match. Le altre sono tutte dietro, compreso l’altro re, quello dei giochisti appunto, Pep Guardiola con il suo Manchester City.
Ma sono dietro anche quelle altre squadre che sono solite segnare caterve di gol come Borussia Dortmund, Real Madrid, Psg e Liverpool. Ecco, la Roma oggi segna di più di questi “giganti” d’Europa e per superare anche il Verona (e centrare il settebello di vittorie consecutive) ci vorrà un’altra prestazione chic degli attaccanti. Dove Mourinho ripartirà con Abraham al centro dell’attacco, Pellegrini alle sue spalle, Zaniolo a destra ed El Shaarawy favorito su Mkhitaryan a sinistra (l’armeno non sta benissimo).
Anche se poi Mou non si accontenta e ieri lo ha anche ribadito: «Possiamo fare meglio a livello di qualità del gioco. Il Verona? Una partita con delle difficoltà in più, visto che c’è un nuovo allenatore e non abbiamo nessun riferimento sul suo gioco. Dovesse giocare a uomo, abbiamo lavorato per questo. Ma il Verona è anche bravo in uscita, ha profondità. Ha zero punti, ma con Inter e Bologna poteva farli».
Ma se solo il campo ci dirà oggi pomeriggio quale sarà la nuova idea di gioco che Tudor darà al Verona, di certo Mourinho continuerà sulla falsariga di quanto fatto con la Roma in questo inizio di stagione. E si tratta di una squadra che quando vuole va a pressare alto (è successo soprattutto con Salernitana e Cska Sofia, ma spesso anche con il Sassuolo), quando vuole alza il baricentro del gioco, attacca con uno se non con tutti e due i terzini in proiezione offensiva.
Certo, poi se serve ci si abbassa, si lascia il possesso palla agli avversari e si sfrutta a dovere la fase di transizione, andando a fare male negli spazi, in verticale. Quelle sono ancora le stimmate di un Mourinho vecchia maniera, che però nel frattempo ha dimostrato di saper cambiare pelle in corsa e di vincere in modo profondamente diverso rispetto al suo passato.
Una trasformazione che era già iniziata in Inghilterra e che sta trovando la sua consacrazione proprio in questa sua seconda avventura italiana. Oggi dovrà fare a meno di Viña per una botta al ginocchio. «Dobbiamo migliorare nella fase difensiva, in futuro potremo anche giocare a tre». Già. Intanto, però, si gode l’attacco. E quei 19 gol che lo tengono sul podio d’Europa.
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