Josè Mourinho

Bergamo, 18 dicembre 2021: Atalanta-Roma 1-4. Un’illusione. Dopo quell’exploit, (doppietta di Abraham, Zaniolo e Smalling) il pari con la Sampdoria ha riportato tutti con i piedi per terra, si è spento di nuovo il sogno Champions. È stata l’unica vittoria stagionale con una big, ma non un punto di svolta, scrive Il Messaggero.

La Roma di Mourinho ci riprova, forse per l’ultima chance di sperare in quel quarto posto, prestigioso e milionario. Obiettivo difficile da raggiungere, visto che i punti di distanza tra la Roma e quel posto al sole – della Juve – al momento sono sei, con i bergamaschi tre punti avanti ai giallorossi ma con una partita in meno.

Dalla sua, Mou ha la tradizione favorevole contro Gasperini: il primo non sarà in panchina, deve scontare la seconda giornata di squalifica, il secondo sì, lui ne aveva solo una e ha saltato la sfida contro la Sampdoria. José non ha mai perso contro Gasp: in sei partite, quattro ne ha vinte, due le ha pareggiate. Subendo solo 2 reti e questo è un dato particolare, visto che le formazioni del rivale hanno sempre (o quasi) avuto una grande predisposizione al gol.

Prima del confronto di dicembre, i due si erano incontrati nel biennio 2008-2010, quando lo Special era sulla panchina dell’Inter e Gasp su quella del Genoa: a ottobre 2008, il primo confronto, finito 0-0, il secondo, ottavo di Coppa Italia, gennaio 2009, finito 3-1 per i nerazzurri, poi a marzo dello stesso anno successo a Marassi per 2-0 e a ottobre netto il 5-0 sempre in casa del Genoa, fino a marzo del 2010, 0-0 a San Siro, ultimo match prima dei saluti di Mou all’Inter.

Il problema non è Mou contro Gasp o Mou contro l’Atalanta, ma è la Roma contro l’Atalanta, ora entrambe americane, da una parte Dan Friedkin e dall’altra Stephen Pagliuca, innamorati di affari, di calcio e anche di basket. L’ultimo successo all’Olimpico dei giallorossi risale al 2014, mica ieri. Un tre a uno firmato Taddei, Liajic e Gervinho. Da quella volta ha vinto solo a Bergamo, tre volte, mentre qui (domani ci sarà il pienone, oltre 40 mila spettatori e per il derby già superata quota 35 mila) ha conquistato quattro pareggi in sette gare.

Altro tabù, che non riguarda l’Atalanta: la Roma non segna su azione dal 23 gennaio, vittoria a Empoli, le reti di Abraham e Cristante (contro il Sassuolo) e di Volpato-Bove (Verona) sono arrivati da sviluppo di calcio d’angolo o rigore. Tolto Felix Afena, che Mou non riabiliterà per la sfida di domani, in attacco c’è ampio margine di scelta. José si affida ai titolari e, rispetto alla gara di andata, avrà a disposizione Pellegrini, che verosimilmente prenderà il posto di Veretout.

Difficilmente, lo Special rinuncerà alla qualità di Mkhitaryan, né alle geometrie e alla disciplina tattica di Cristante (Oliveira è reduce da un infortunio, andrà in panchina). Il modulo sarà quello dell’andata, 3-5-2, che spesso diventa 3-4-2-1, dipende dalla posizione di Pellegrini: i dubbi sono sulle fasce, dove Viña e Zalewski si giocano il posto a sinistra, mentre Karsdorp e Maitland-Niles quello a destra. In vantaggio, al momento, l’uruguaiano e l’olandese.

Torna a disposizione Mancini, che non vive un momento brillante e, nonostante il recupero di Ibanez, dovrebbe mantenere il suo posto da titolare. Roger, invece, potrà prendere al massimo quello di Kumbulla. Fermo al centro, Smalling. Dicevamo, abbondanza in attacco: Abraham non si tocca, dall’alto dei suoi diciannove gol stagionali e l’uomo in più in questo momento, anche se contro lo Spezia aveva faticato molto, per poi arrivare al gol liberatorio al minuto 99. Pellegrini e Zaniolo agiranno alle sue spalle. Per Nicolò, pronta una mascherina, che lo proteggerà dalla microfrattura al naso, rimediata al Picco.

Ben più seri sono i problemi di Gasperini, che convive senza un attaccante centrale. Zapata è infortunato e per la Roma, probabilmente, Gasp rilancerà Muriel, pure lui fuori da un po’: in queste settimane, là davanti hanno agito finti centravanti come Pasalic o Koopmeiners oppure Malinowski, pure lui ora è acciaccato. A disposizione di Gasperini c’è anche Miranchuk, punta di scorta. Malinowski e Miramchuk, sono i due volti nerazzurri della guerra: uno ucraino, uno russo. «Mentre la follia della guerra metteva contro Russia e Ucraina, loro a Zingonia si sono abbracciati. E noi ci siamo stretti a loro e continueremo a farlo in questo momento difficile come una grande famiglia», le parole di Pessina, un altro che Mou dovrà tenere d’occhio.



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