Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO – Sette giorni a Budapest. Una settimana al nuovo appuntamento della Roma con la storia, la finale di Europa League contro il Siviglia, scrive il Corriere dello Sport.

Mourinho è stato chiaro lunedì sera dopo la gara contro la Salernitana, la priorità è tutta sul recupero dei giocatori che tra infortuni e condizione atletica non sono al meglio. Ma dopo il pareggio che di fatto ha allontanato la squadra dalla corsa al quarto posto, lo Special One ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa nella conferenza stampa post partita, quella che potrebbe essere stata la sua penultima apparizione all’Olimpico da tecnico giallorosso.

«Il nostro obiettivo non è mai stato la Champions. Quando competi contro questo tipo di squadre che abbiamo davanti sarebbe irresponsabile parlare di Champions. Non ne ho mai parlato. Se lo ha detto Tiago Pinto è un problema suo. Siamo amici, tanto amici, possiamo avere opinioni diverse. Noi possiamo fare la storia e vogliamo continuare a farlo, ma la Champions con 7 milioni di euro di mercato non è storia e non è neanche un miracolo, è Gesù Cristo che è venuto a Roma e ha fatto una passeggiata in Vaticano».

Il miracolo lo ha già fatto José portando la Roma alla seconda finale europea consecutiva, trascinando una squadra con la rosa corta a raggiungere l’ultimo atto a Budapest nonostante i tanti infortuni di questi ultimi due mesi e che hanno compromesso inevitabilmente il cammino in campionato.

Una stoccata alla società, ma soprattutto al suo amico general manager sul mercato (o mercatino, come lo ha più volte definito) e sulle aspettative troppo alte nei confronti della squadra che ha creato con un budget limitato dal settlement agreement. Una diversa visione delle prospettive sulla Roma è la causa che potrebbe portare a una separazione a fine stagione tra il club e l’allenatore.

Un dramma sportivo per i tifosi, una conseguenza inevitabile per lo Special One che dopo due finali – a prescindere da come andrà a finire quella del 31 maggio – evidentemente non vede la possibilità di passi avanti nella crescita della rosa. E dopo i salti mortali fatti in queste due stagioni, tra la valorizzazione dei giovani, l’utilizzo di riserve non considerate all’altezza (dai Villar e Diawara della passata stagione ai Solbakken e Camara di quest’anno), la lotta pubblica e solitaria agli arbitri e, come detto, il poco margine di manovra sul mercato, l’ipotesi addio è più che concreta. 

E i tifosi? Sono tutti con Mourinho e la squadra. Soprattutto in questo momento così importante della stagione ma anche della storia della Roma. Il portoghese ha riportato un trofeo dopo 14 anni e può vincerne un altro. Tutto ciò che non era successo ai suoi predecessori. Poi ha ricompattato il tifo, ha creato una costante esaltazione di una squadra appena due anni prima fischiata per prestazioni, figuracce sportive e non solo (ricordate lo scontro nello spogliatoio tra Dzeko e compagni contro Fonseca e lo staff?). Mai negli ultimi trent’anni il tifo era stato così compatto e unito verso un allenatore. Anzi, solitamente l’ambiente romano tuonava per cacciare un tecnico, non per farlo restare. Il cambiamento portato da Mou è sempre più evidente e lascerà benefici all’interno del Fulvio Bernardini.

Lo sanno i tifosi, lo sanno sicuramente anche i dirigenti, lo sanno soprattutto i giocatori che sono sempre stati dalla parte di Mourinho. Senatori, riserve, giovani: tutti con il tecnico che ha portato un cambiamento nella Roma, ha portato una mentalità vincente che nessuno, dal primo Luis Enrique dell’era Di Benedetto-Pallotta fino all’ultimo Paulo Fonseca arrivato anche in un momento complicato (l’era Covid), era riuscito a trasmettere. E chi parla di lui lo fa sempre con gratitudine, anche chi ha giocato meno o sa di non essere tra i preferiti del tecnico.



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨