Josè Mourinho

AS ROMA NEWS INTER MOURINHO – Il gruppo dentro e tutto il resto fuori. Ancora una volta Mourinho si trincera dietro la forza dei suoi ragazzi. Gli altri? Tutti nemici. Per nascondere i difetti, spostare le attenzioni dai risultati – con l’Inter è arrivata la decima sconfitta in Serie A ma soprattutto rinsaldare ancora di più il legame con i suoi calciatori, scrive La Repubblica.

A Monza era stato il turno di Chiffi e della classe arbitrale. Stavolta è toccato a Renzo Ulivieri, presidente Assoallenatori, molto critico con Mourinho proprio per le dichiarazioni “squalificanti per il sistema”. Dritto al punto, ancora una volta: «La critica più importante che ho ricevuto nei giorni scorsi mi fa felice, perché arrivata da una persona che è stata squalificata per tre anni per scommesse. L’Italia è l’unico paese in cui una persona così ha un ruolo istituzionale. A me dà gioia, perché significa che io sono di un pianeta diverso». Punto e a capo.

Noi contro tutti, compresa la società, dopo le critiche di pochi giorni fa: «La società è grande, io lavoro per loro e faccio il meglio che posso fare. Qualche volta mi sento stanco di fare tanto, perché qui faccio tanto più dell’allenatore. Ma ho la capacità di ritrovare forze ed energie» . Quelle agli sgoccioli di un gruppo ancora una volta riunito al centro del campo a fine gara: «Cosa gli ho detto? Semplice, che sono orgoglioso di loro. Che li ringraziavo per lo sforzo fatto. Lo sforzo dei calciatori stanchi, di chi giocava solo con una gamba o di chi ha giocato con una frattura alla costola. Ho ringraziato i bambini che lavorano sempre con noi e ringraziare uno stadio che è incredibile. Per me una sconfitta è sempre dura ma sono orgoglioso di loro».

Domani è un altro giorno, uno in meno alla sfida con il Bayer Leverkusen, la più importante della stagione. La Roma è settima in classifica, a cinque punti dall’Inter quarta e con una differenza reti peggiore rispetto ai nerazzurri. Conti alla mano, due partite di svantaggio a meno quattro dalla fine del campionato. Praticamente la pietra tombale alle ambizioni Champions.

Ma rimane l’Europa League, con i calciatori contati: «C’è un gruppo stanco morto. Ogni tanto qualcuno mi guarda e so perché lo fa. E io gli rispondo ‘o giochi tu o gioco io’. Belotti è stato un eroe, Dybala ha giocato su una gamba sola. È un momento nuovo nella mia carriera, visto che quando perdevo una partita era molto duro accettarla, sempre con un livello di esigenza altissimo nei confronti dei miei giocatori. Ora li guardo con tenerezza e rispetto. E alla fine vedere che i tifosi vedono la stessa cosa che vedo io, è una grande gioia. E mi dà ancora più forza per giocare giovedì contro il Leverkusen». Dove ci sarà Dybala, tutti sperano su due gambe.

Contro l’Inter Mourinho gli ha regalato 25’, con Belotti titolare. Gli altri infortunati tutti da verificare, con Wijnaldum ancora ai box. Ci sarà però Ibanez, protagonista di un altro errore decisivo, dopo quelli al derby, che ha regalato il gol a Lukaku. Mourinho a fine gara lo ha abbracciato, quasi arrendendosi ai limiti del brasiliano: «Gli errori individuali di solito hanno una relazione diretta con la qualità dei giocatori. Ora è molto trendy il mental coach, magari qualche fenomeno può fare qualcosa. Io posso solo prendere i giocatori con i loro limiti».

Sperando che il futuro gli regali più miglioramenti «come Bove, un ragazzo che gioca titolare con Milan e Inter e quando sono arrivato io stava andando in prestito in B». E meno problemi. Il dove Mou lo lascia sospeso: Non voglio parlare di futuro. Ma amo l’Italia e lavorare qui».



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