AS ROMA NEWS DERBY LAZIO – Provare a giocare il derby, o soltanto intuirne le mosse, è come fermarsi lì – davanti a un arcobaleno – per mettere un confine alle sfumature. Perché ogni partita, ma questa ancora di più, vive di emozioni, sospiri, suggestioni. E non c’è tattica migliore che aver paura della propria presunzione. E una bella dose di coraggio nel non sentirsi mai tranquillo, scrive La Gazzetta dello Sport.
È così che devono averla preparata Mou e Mau, spiegando ai giocatori che puoi avere il piano per ogni situazione, ma poi è quella corsa in più, quella capacità di andare oltre, a determinare tutto. E in certi casi è meglio correre il rischio di avere dei rimpianti – provandoci comunque – che dei rimorsi. Perché, sulla carta ed in classifica, Roma e Lazio in fondo sono lì. Con qualità e limiti, ma soprattutto con la voglia di regalarsi una classifica migliore. Perché ci sono dei momenti – e questo è il derby – in cui conta la voglia di andare a prendersi il futuro.
Dal punto di vista psicologico, e non c’è dubbio, la Roma arriva meglio. Con due vittorie in settimana da mettere allo specchio alle due sconfitte – inaspettate – della Lazio. Ma tutto ciò non basta – e sarebbe una forzatura grande – per indicare una favorita. Perché entrambe hanno qualità, calciatori in grado di determinare, anche al netto di assenze dolorose. Alla Roma mancano Dybala, Spinazzola e Wijnaldum. Alla Lazio Milinkovic ed Immobile. Ma non c’è tempo e spazio – perché torniamo al discorso dei rimorsi – star lì ad immaginare cosa poteva essere e non è. Meglio concentrarsi su quelli che sono disponibili e – comunque – autorizzano dualismi e dubbi.
Nella Roma, ad esempio, sembrano in ballottaggio Zalewski ed El Shaarawy sulla fascia, Matic e Camara in mezzo al campo. Che è un po’ come sedersi al ristorante ed essere indecisi tra una bistecca e una frittura. Perché Zalewski ti assicura una maggiore copertura, senza comunque rinunciare; ed El Shaarawy una profondità maggiore senza comunque perdere di vista la prudenza. Perché Matic ti regala geometrie e Camara un maggiore dinamismo, anche se la partita della Roma dipenderà probabilmente dalla vena di Zaniolo e Pellegrini.
Il primo ha dimostrato con il Ludogorets di essere in condizione scintillante, capace di travolgere la gara ancora più degli avversari. Ed è probabile che dalla sua parte esca spesso Romagnoli. Ma l’ago della bilancia e della gara giallorossa dipenderà da Pellegrini, che disegnerà una Roma con un 3-5-1-1, in cui lui andrà a sostenere il centrocampo, in una sorta di play aggiunto. Con il compito di risultare decisivo sulle punizioni. Ed è per questo che la raccomandazione di Sarri alla sua Lazio sarà sicuramente quella di evitare gli interventi al limite dell’area e di abbassare la cifra degli angoli a disposizione della Roma. Perché Mancini, Smalling ed Ibanez non danno un gran contributo nello sviluppo dell’azione – un limite – ma sono devastanti quando saltano nell’area avversaria.
Sarà anche per questo, per venire in casa Lazio, che si discute sull’autentico dilemma che Sarri si sta – almeno apparentemente – portando dietro: Luis Alberto o Basic? Detta così, ci perdonerà il croato, sembra quasi un dubbio assurdo. Ma come? Luis Alberto ha fantasia, genialità, come può star fuori? Alla fine quasi sicuramente giocherà, ma c’è un perché – magari inconfessabile – dietro a tutto questo. Senza Milinkovic, la Lazio non perde solamente il suo calciatore migliore, il punto di riferimento della squadra più ancora che del solo centrocampo, ma anche un saltatore necessario. In attacco, certo, ma forse soprattutto nella propria area.
Contro Smalling, Ibanez, Mancini, Cristante, Zaniolo e Abraham ci saranno “solo” Casale, Romagnoli, Marusic e Vecino e un giocatore in più di oltre 1.90 come Basic farebbe molto comodo. Per questo, ma è una “pazzia” che non vedrà riscontri, si sarebbe potuto anche immaginare Luis Alberto falso 9, con Felipe Anderson riportato nel suo ruolo naturale di tornante. Non succederà, ma di certo – oltre che sul suo gioco a volte irresistibile – è sugli esterni che la Lazio giocherà la sua partita, con Marusic e Lazzari a cercare in coppia con Zaccagni e Pedro, una possibile superiorità numerica, fondendo corsa e qualità.
Il resto, come detto, lo dovranno fare Casale e Romagnoli, chiamati spesso all’uno contro uno contro Abraham e Zaniolo. E Vecino che, senza Immobile, è portato a buttarsi spesso dentro, negli spazi che dovrebbe o potrebbe aprire Anderson. Certo è, come dicevamo, che la partita offre tante sfumature. Anche per quanto riguarda i capitani. Perché – senza scomodare il precedente illustre di Totti e Nesta – saranno due romani a mettersi la fascia. E se per Pellegrini è un’abitudine, è invece – in assenza di Immobile e Milinkovic – una novità assoluta per Cataldi. Un motivo in più, per le due tifoserie, per immedesimarsi nelle loro squadre. Anche se, c’è da scommettere, i trascinatori veri saranno a bordo campo. Vedrete che spettacolo con Mourinho e Sarri.
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