Josè Mourinho

AS ROMA NEWS BAYER LEVERKUSEN MOURINHO – Queste sono le notti di Mou. Le prepara mentalmente come pochi, le sente nell’anima e le trasmette sulla pelle dei calciatori con l’abilità di un alchimista, mescolando alla tattica quelle motivazioni autentiche che nascono dalle sue viscere e si propagano attraverso i corpi dei suoi uomini, scrive il Corriere dello Sport.

La testa di José, l’uomo che non si stanca mai di vincere, è qui, dentro un Olimpico ancora una volta unico per vibrazioni; il cuore del conquistatore è invece proiettato già a Budapest, un migliaio di km più a Est oltre l’ostacolo chiamato Leverkusen, ieri abbattuto grazie a un gol di Bove, uno dei tanti «bambini» lanciati in questo biennio di sacrifici e gioie.

«Questa vittoria è merito dei ragazzi – le parole dell’allenatore a fine gara – hanno mentalità, voglia, empatia, che è una parola che ripeto tanto e che mi fa pensare alla Roma. Siamo una famiglia. E vogliamo rendere felici i nostri tifosi, anche se restiamo consapevoli dei nostri problemi».

Lo stadio pieno, la scenografia, le bandiere in tutti i settori, le 63 mila voci che non hanno mai smesso di cantare. E poi quella sorta di corteo spontaneo dal centro sportivo allo stadio, che Mou ha seguito con gli occhi lucidi. Tutto questo avrà inevitabilmente un peso quando José, a fine stagione, rifletterà sul suo futuro: «Abbiamo fatto il percorso da Trigoria all’Olimpico con la gente che ci ha seguito per strada. Incredibile. Tutto questo, anche a uno come me che ha tanta esperienza, fa sentire qualcosa dentro che è difficile da spiegare».

Per arrivare a giocarsi il secondo trofeo con la Roma dopo la Conference, e raggiungere per la nona volta in carriera l’atto conclusivo di una coppa internazionale, Mourinho dovrà però passare dall’inferno della BayArena, giovedì prossimo. Le sensazioni dello Special One sono ancora una volta positive: «I ragazzi hanno risposto bene ad una gara difficilissima. È complicato giocare contro il Leverkusen, anche a livello emotivo, quando perdi la palla loro ti aggrediscono e non ti fanno ragionare. Abbiamo controllato bene senza concedere nulla. Questo è solo il primo tempo».

José il combattente sa che c’è ancora un secondo round. Lui ha giocato la semifinale d’andata come se avesse maglia e pantaloncini, guidando il pressing dei suoi uomini e accennando soltanto delle timide reazioni a decisioni arbitrali che non lo convincevano. Troppo importante la posta in palio per rischiare un cartellino, soprattutto visti i precedenti con l’arbitro Oliver.

Il tecnico della Roma è rimasto in piedi, ai margini dell’area tecnica, per tutti i 90′. E al gol di Bove ha regalato al pubblico la stessa immagine vista a Tirana lo scorso 25 maggio quando Zaniolo piegò la resistenza del Feyenoord: mentre tutti esultavano in preda alla felicità, con ampi gesti delle braccia Mou predicava calma e invitava i componenti della panchina a sedersi in fretta.

Questione di mentalità. La stessa che ha dimostrato di avere Bove: «È un ragazzo educatissimo e ha una testa da 30enne – il pensiero dell’allenatore – L’anno scorso giocava 5 minuti, quest’anno 20, poi 30, ora è titolare. Io l’ho solo aiutato a crescere». L’obiettivo, nei prossimi sei giorni, sarà recuperare al meglio i convalescenti. «Dybala? Wijnaldum? È dura per me. La paura di farsi male c’è, ma non abbiamo alternative. Entrambi hanno giocato un po’, vediamo se giovedì prossimo possono avere qualche minuto in più. Smalling non penso che possa farcela, El Sha invece è al limite». Chiusura (glaciale) sul caso Serra: «Mi è indifferente».



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