ULTIME NOTIZIE AS ROMA TORINO MOURINHO ABRAHAM – Quando José Mourinho alla fine dice: «Nello spogliatoio ho spiegato ai ragazzi che mi fa più piacere una vittoria del genere che un successo per 5-0», si capisce come Tammy Abraham stavolta vada santificato. Ormai per il centravanti – giunto all’8° gol stagionale e al quarto in questo mese e col nuovo modulo – i segnali d’indispensabilità lievitano, scrive La Gazzetta dello Sport.
E non solo in fase offensiva, come chiarisce anche lo stesso Special One. «Nel finale aveva i crampi, ma gli ho chiesto uno sforzo in più perché mi serviva la sua fisicità soprattutto sulle palle inattive. Mi dispiace solo che aspettava di calciare quel rigore, ma non gli è stata data l’opportunità perché c’era un fuorigioco dieci minuti prima…», graffia ironico.
Chissà se la prossima volta, però, dal dischetto non possa toccare a Tammy, visto che Mourinho spiega: «Dipenderà da Veretout. Se dopo due errori vorrà far passare qualche tempo prima di batterli o sceglierà lui». Ma poiché il secondo è Pellegrini (guaio al quadricipite, ndr ), che resterà fuori per infortunio forse fino a gennaio, è possibile che la prossima volta a calciare i penalty sia l’inglese, che ieri ha rintuzzato anche «l’assalto» al rigore di Zaniolo.
«Come ho sempre detto amo questo club – dice Abraham a fine partita – perché fin dal primo giorno mi sono sentito subito a casa. Non c’è niente di più bello che segnare davanti a questo pubblico. Prima del rigore stavo palleggiando, visto che era un momento delicato e tutto stava andando per le lunghe. Sono rimasto concentrato e ho giocato col pallone per dimostrare che non ero nervoso». Alla fine, poi, è arrivata una promessa che sancisce come il suo inserimento sia un obiettivo vero. «Fra tre mesi, la mia prossima intervista sarà in italiano».
Una intervista magari da condividere con Zaniolo, visto che il feeling tra i due è sempre più grande sia in campo che fuori. «Hanno un bel rapporto anche quando non giocano – racconta Mourinho -. Sono giovani e stanno sempre insieme, magari Nicolò ne può approfittare per imparare l’inglese». Intanto ne approfitta per essere devastante nelle ripartenze.
«Sapevamo come gioca Juric perché uno dei miei assistenti ha lavorato per lui – aggiunge il portoghese -. Se l’avversario gioca sempre uno contro uno, si sa che se sbaglia può dare opportunità. Noi volevamo giocare un po’ più basso del solito, anche se non così. Per me non è la vittoria della svolta, ma della creazione di un certo tipo di mentalità. Abbiamo i nostri limiti, però non ci facciamo abbattere dai problemi. Ma ora andrò a casa e piangerò per Pellegrini, che sarà costretto a restare fuori per qualche settimana, prima di cercare soluzioni». Anche perché, subito dopo il Bologna, arriverà all’Olimpico la «sua» Inter. «E mi dovrò preparare emozionalmente, perché lì c’è la mia storia». Proprio vero.
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