Bodo/Glimt-Roma 2-1

AS ROMA NEWS BODO/GLIMT – Se la vendetta è un piatto che va mangiato freddo, non poteva esserci posto migliore della gelida Bodo, per José Mourinho, per consumarla. Invece la “nuova” Roma plasmata dallo Special One non solo non cancella l’onta del 6-1 di ottobre, ma perde ancora, stavolta con un 2-1 santificato dalle reti di Pellegrini, Saltnes e Vetlesen, scrive La Gazzetta dello Sport.

I norvegesi infatti, nonostante la stagione appena iniziata riescono a inchiodare i giallorossi ai propri limiti, dimenticando le cessioni eccellenti (di Berg e Botheim su tutte), il livello del proprio ranking Uefa (114° posto) e il valore della rosa (una quindicina di milioni).

Rispetto alle formazioni più recenti, il tecnico portoghese sceglie di rinunciare in avvio a Smalling affaticato e quindi a rischio sul terreno sintetico, mentre per il resto conferma il sistema con i due trequartisti, Pellegrini e Mkhitaryan, alle spalle di Abraham. Morale: con Oliveira e Cristante in mediana, il palleggio a centrocampo dovrebbe essere assicurato, così da poter liberare meglio le fasce per la spinta di Karsdorp e Zalewski.

La trimurti in difesa, così protetta, potrebbe non correre troppi rischi. Invece per il primo quarto d’ora sembra di assistere al remake della partita di ottobre, col Bodo che prende il controllo del centrocampo e crea subito un paio di pericoli non banali, con Saltnes e Vetlesen, spaventando Rui Patricio. Insomma, spinto da un pubblico indifferente alla storia (anche sul pareggio fischiano i rallentamenti di gioco della Roma), la partitura è uguale a quella del match del girone: pressing alto dei norvegesi e giallorossi pronti ad agire di rimessa.

Tutto questo nonostante che a prendersela con il destino dovrebbe essere senz’altro più Knutsen, il quale – oltre a rimpiangere le cessioni che hanno indebolito la squadra – perde per la sfida anche Solbakken, il più talentuoso, autore di tre gol nella doppia sfida autunnale e stavolta fuori per infortunio. Ma la lezione a Mourinho sembrerebbe servita, perché le ripartenze della Roma sono sempre più pericolose, mentre il Bodo si spegne.

Così in vetrina va Mkhitaryan, che prima impegna Haikin, poi serve bene Abraham che si libera e impegna il portiere norvegese, infine triangola alla grande con Pellegrini, mandando in porta il capitano. È il 43’ e in sedici minuti i giallorossi hanno ribaltato l’inerzia della gara, consegnando a Pellegrini – che già aveva impegnato Haikin direttamente da angolo – l’assist per il 12o gol stagionale. Sembrerebbe l’inizio della parte facile. Invece no.

Il Bodo comincia la ripresa nell’unico modo che conosce, cioè attaccando a testa bassa. Così al 6’ tocca a Koomson, lanciato in ripartenza, impegnare Rui Patricio nella prima vera parata della partita. E non è un fuoco di paglia, perché i norvegesi riprendono il controllo del centrocampo e assediano l’area. Non è un caso che all’11’ Wembangomo si liberi per il tiro, che viene leggermente deviato da Saltnes con la schiena.

Rui Patricio sembra in controllo, ma l’intervento è goffo e la palla scivola in rete: è il pari. La Roma sbanda e al 18’, su incursione di Koomson, è Espejord a sfiorare il vantaggio. Mourinho corre ai ripari e fa uscire il tenero Zalewski e l’affaticato Mkhitaryan per Vina e Shomurodov, provando a giocare di più in profondità, anche se la linea difensiva del Bodo trova tante volte i giallorossi in fuorigioco. La mossa pare riuscire, perché al 26’ Pellegrini torna a impegnare Haikin dal limite e ricomincia anche il pressing. Il nuovo entrato Boniface, però, al 36’ risveglia i suoi impegnando Rui Patricio.

È l’anticamera dello sberleffo, che arriva al 44’: Pellegrino batte la punizione e Vetlesen segna di testa con deviazione decisiva di Vina, col portiere ancora una volta imperfetto. Gli angoli provano a tenere viva la speranza della Roma, ma i giallorossi non concludono nulla. La festa, ancora una volta, è tutta del Bodo. Curiosità: l’ultima squadra italiana che ha affrontato 4 volte nella stessa stagione la stessa squadra (gironi ed eliminazione diretta) è stata l’Inter nel 2010 con Mourinho in panchina, e alla fine il portoghese vinse la Champions. Allora fu il Barcellona, stavolta il Bodo. Gli scongiuri sono leciti, però il destino bisogna anche aiutarlo.



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