ULTIME NOTIZIE AS ROMA VITESSE MOURINHO – Perché è l’unica strada rimasta per portare a casa un trofeo che alla Roma manca da 13 anni, 9 mesi e 23 giorni, scrive il Corriere della Sera. Perché sarà anche la terza coppa europea ma ha comunque portato in cassa 12 milioni e, arrivando in fondo, ne garantirà altri 13. Perché chi la vince ha un posto garantito in Europa League nella prossima stagione. Perché i tifosi giallorossi riempiranno anche stasera lo stadio (fischio d’inizio alle 21, la Roma parte dalla vittoria per 1-0 ottenuta all’andata sul campo del Vitesse) e meritano un premio per la loro fedeltà.
José Mourinho ha vinto Champions e Europa League ma è il primo a non fare lo schizzinoso: «Iniziare la partita pensando che con un pareggio siamo ai quarti di finale non è il modo giusto di giocare. Vogliamo giocare liberi dalla pressione, vogliamo vincere. Poi, se arriviamo al 90’ con un pareggio dobbiamo gestirlo. La nuova regola sui gol in trasferta che non valgono più doppio? Non so se è più giusta, però cambia il profilo delle partite».
Del derby di domenica, nemmeno parlarne: «L’unica partita che mi interessa è il Vitesse. Non c’è Lazio, non c’è domenica. Se vinciamo o pareggiamo siamo nei quarti, se no siamo fuori. Mi interessa solo questo». Passare il turno, però, sarebbe di sicuro il miglior viatico per la Lazio: «Gioia, soddisfazione e fiducia sono importanti nel calcio. Se facciamo una bella gara e vinciamo, abbiamo lo stesso pochissimo tempo per recuperare ma dal punto di vista emotivo vincere è sempre la cosa più importante».
All’Olimpico ci saranno almeno 35.000 spettatori ed è a loro che Mou lancia un messaggio: «Nascondo bene le mie emozioni, ma in tutti i miei club ho sempre capito bene la natura della gente. Ogni volta che esco da Trigoria, per andare a casa o a una partita, quando giro per strada, tutti ci salutano. A volte mi piacerebbe giocare in campo perché i tifosi mi caricano, ma non posso per età e per qualità».
Gli fanno notare che gli attaccanti della Roma tirano tanto ma segnano poco. Mou, come fa spesso, racconta la sua verità travestendola da battuta: «Nella loro carriera erano bomber o segnavano poco? Non è che Lewandowski adesso gioca nella Roma e segna poco. Non è un problema di qualità, è un problema di profilo».
Per la prima volta, Mou affronta il tema dell’Ucraina: «Sono molto pragmatico: stop alla guerra. A questa e a tutte le altre. Mi interessa la politica ma non ne parlo pubblicamente. Urlo stop alla guerra. E se lo devo ripeterlo ogni giorno, lo farò».
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