AS ROMA NEWS LEICESTER MOURINHO – È una storia che parte da lontano, come quelle saghe familiari in cui c’è un ragazzo che sogna e a un certo punto si volta indietro, valutando con un sorriso ciò che ha realizzato, scrive La Gazzetta dello Sport.
José Mourinho ci ha messo quasi un ventennio per costruire il piedistallo internazionale della sua fama, ma non è adesso il momento giusto per guardarsi alle spalle. Il presente, infatti, è un’ossessione, e quel presente adesso di chiama Roma-Leicester, la porta d’accesso alla ottava finale europea della sua carriera, cinque delle quali finite in trionfo.
Questa straordinaria cavalcata, che domani sarà santificata da un Olimpico tutto esaurito, ha avuto inizio esattamente un anno fa, il 4 maggio 2021, quando il club giallorosso annunciò al mondo, l’ingaggio dell’allenatore portoghese per cominciare un progetto triennale. Un progetto che portava con sé l’onere e l’onore di alimentare la leggenda destinata a muoversi per sempre insieme allo Special One.
Perciò, a dispetto della logica, probabilmente nessun tifoso giallorosso può dirsi molto sorpreso dall’essere arrivato a un passo dalla finale di Conference. D’altronde, l’irruzione mediatica di Mourinho nel calcio internazionale è cominciata in una realtà non blasonata ai massimi livelli – il Porto non è certo il Real Madrid – ma che grazie a lui è lievitata in sole due stagioni.
Il 28 maggio 2003, infatti, i “dragoni” sconfiggevano il Celtic Glasgow nella finale di Coppa Uefa grazie a un 3-2 al cardiopalmo, agguantata solo ai supplementari. La gioia si annacquò parzialmente il 29 agosto successivo, quando il Milan sconfisse il Porto 1-0 nella finale di Supercoppa Europea, decisa da un gol di Shevchenko. Ma l’anno successivo, il 26 maggio, Mourinho era atteso dalla apoteosi, materializzatasi nella vittoria della Champions, battendo il Monaco 3-0. Era il timbro per il passaporto che gli schiudeva le porte del Chelsea di Abramovich.
José, diventato intanto Special One, avrebbe dovuto però attendere degli anni prima di disputare un’altra finale internazionale. Lo fece sulla panchina dell’Inter, che il 22 maggio 2010 eternò il Triplete con la doppietta di Milito al Bayern Monaco. Ma poiché la vendetta è un piatto che va servito freddo, tre anni più tardi i tedeschi si presero la rivincita, sconfiggendo il Chelsea di Mou il 30 agosto 2013. Il trofeo in palio era la finale di Supercoppa europea, che si concluse 7-6 ai calci di rigore (2-2 i tempi regolamentari), con due assalti alle coronarie di José: il gol del pareggio del Bayern giunto all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare con Javi Martinez e il penalty decisivo sbagliato da Lukaku.
Per tornare in una finale internazionale l’allenatore portoghese avrebbe dovuto attende quattro anni di purgatorio, prima che il Manchester United, il 24 maggio 2017, non gli consentisse di tornare sul trono della Europa League, battendo l’Ajax 2-0. In campo, quella notte, c’erano anche Smalling e Mkhitaryan, che non avrebbero mai immaginato di ritrovarsi di lì a qualche anno insieme sulle sponde del Tevere.
Ecco, quel trofeo è stato l’ultimo in assoluto vinto dallo Special One, che in la stessa estate, l’8 agosto 2017, perse la finale di Supercoppa Europea contro il Real Madrid, capaci di battere i “red devils” per 2-1. A distanza di meno di cinque anni, la caccia è pronta a ricominciare, a patto che le “volpi” del Leicester lascino domani la loro pelliccia all’Olimpico. Per non lasciare nulla d’intentato, come suo costume Mourinho sta curando tutti i particolari, dalla battuta dei calci d’angolo ai penalty, visto che non si può escludere una conclusione oltre il novantesimo. La lista? Abraham, Pellegrini, Zaniolo, Oliveira, Veretout e Cristante.
Una cosa è certa: lo Special One sa come si va in finale. Lo dimostra il fatto che, complessivamente, il tecnico portoghese ne ha giocate 25 – fra nazionali e internazionali – vincendone ben 17. Adesso, però, c’è ancora una volta l’Europa che lo attende e Mou è pronto a salire sull’ottovolante.
L’ottavo atto conclusivo di una manifestazione europea lo attende e lui potrebbe vedere inciso il suo nome per primo sulla coppa di Conference League che sarà inaugurata a Tirana il 25 maggio. Con queste premesse non può sorprendere che i tifosi della Roma credano di essere nelle migliore delle mani possibili per ritrovare una vittoria internazionale che manca esattamente da 50 anni (torneo Anglo-Italiano 1971-72). Un digiuno del genere meriterebbe una festa al Circo Massimo. E non ci sarebbe niente di più adatto per celebrare Mourinho I, imperatore di Roma.
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