Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO – Non ci pensa. O almeno finge di non pensarci. Per Mourinho la gara di domani contro il Betis è da vincere. E non perché con un successo diventerebbe il tecnico con più vittorie nelle coppe europee dal 1992 (statistica che non comprende i preliminari), anno nel quale la coppa Campioni ha cambiato nome in Champions, scrive Il Messaggero.

In ballo ci sono i tre punti contro gli spagnoli che, se ottenuti, permetterebbero di risistemare le cose nel girone, complicatesi dopo l’inatteso ko al debutto contro il Ludogorets. Ma l’ego di José è anche quello che gli ha permesso di diventare Special. Lo ha ricordato a giugno, dopo la finale vinta a Tirana. Non siamo ai livelli del 2011 quando dichiarò “Dio deve pensare che io sia un bel tipo. Deve pensarlo davvero, altrimenti non mi darebbe così tanto” ma anche “la motivazione e la vittoria sono nel mio dna” non è male.

E quindi, come già accaduto contro il Sassuolo un anno fa – quando il gol di El Shaarawy regalò successo e primato in classifica alla Roma e a lui la possibilità di tagliare il traguardo delle 1000 panchine in carriera con una corsa sfrenata sotto la Sud – non ci sarebbe nulla di male se stasera un pensierino a staccare Sir Alex Ferguson lo dovesse fare. Entrambi sono a quota 106, tallonati da una vecchia volpe come Carlo Ancelotti a 105.

Più indietro Arsène Wenger (96) che potrebbe esser raggiunto già in serata da Pep Guardiola (95) che ospita, dopo aver maltrattato in Premier lo United, il Copenaghen. Centosei, quindi, come i gol segnati da Roberto Pruzzo con la Roma in serie A. Un numero magico al quale però aggiungere un tassello. L’ennesimo. Come fece il 19 dicembre 2004 Francesco Totti che festeggiò contro il Parma (con tanto di maglia celebrativa) la rete del sorpasso al Bomber.

La prima vittoria europea di José è datata 12 marzo 2002, 2-1 contro il Panathinaikos nella fase a gironi della Champions con il Porto, preso in corsa a gennaio sostituendo Octavio Machado. L’ultimo successo, invece, è storia recente, di una ventina di giorni fa: il 3-0 senza storie all’Helsinki. In mezzo 104 vittorie: 80 in Champions (media punti 1,83), 18 in Europa League (2,15) e 8 in Conference (2,08) che lo hanno portato a vincere i primi due trofei per due volte e la neonata competizione voluta dalla Uefa, lo scorso 25 maggio.

Con Ferguson che ormai si è ritirato nel 2013, il testa a testa in questa speciale graduatoria è con Ancelotti. Vincere la 107ª volta, tra l’altro contro il rivale Manuel Pellegrini, regalerebbe un sapore speciale. Già oggi è lecito attendersi uno Special che abbassi i toni contro il cileno ma la rivalità tra i due rimane. Da un Pellegrini all’altro: rischia di rimanere a guardare Lorenzo. Ieri il Capitano ha effettuato lavoro individuale. Ancora non si è arreso ma al massimo può puntare a strappare una convocazione e sedersi in panchina.

Pochi i cambi previsti per domani. La partita è fondamentale per concedersi un ampio turnover. Tra l’altro José non ha ricorso a troppe rotazioni né contro il Ludogorets (3 giocatori di movimento più Svilar) tantomeno con l’Helsinki, risparmiando sì Smalling, Abraham e Dybala (decisivo poi nella ripresa) ma schierando comunque 8 titolari su 11. E il copione si ripeterà contro il Betis anche se è lecito attendersi qualche sorpresa. Belotti, ad esempio, dovrebbe giocare, probabilmente in coppia con Abraham. A quel punto uno tra Dybala e Zaniolo sarebbe di troppo.

Zalewski prenderà il posto di Spinazzola. Ma siamo più o meno alle solite: 3 cambi, nulla di più. Anche perché il testa a testa con la squadra spagnola per il primato nel gruppo C che porta direttamente agli ottavi senza passare per gli spareggi con chi dovrà abbandonare la Champions, va indirizzato già dal match dell’Olimpico. Se poi arriverà la vittoria 107 in carriera in Europa per José, tanto meglio.



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