AS ROMA NEWS MOURINHO PINTO – In Algarve è cominciata la parabola discendente, dentro a un ritiro estivo pieno di tensioni. In Algarve partono le prime rivendicazioni dopo un esonero mai digerito né compreso, scrive il Corriere dello Sport.
Dal campetto di Albufeira al Gp di Portimao, 35 minuti di viaggio virtuale, José Mourinho ha tirato fuori la cerbottana mediatica per colpire in pieno volto i suoi avversari politici e criticare la decisione dei Friedkin di liberarsi di lui a metà stagione. Essendo sotto contratto con la Roma fino al 30 giugno, si è concesso solo poche parole riportate dai media portoghesi. Ma sono parole che dicono. Eccome.
Quando ancora lavorava a Trigoria, Mourinho aveva provato a minimizzare i contrasti con l’altro portoghese, Tiago Pinto, che aveva addirittura definito «amico» più di una volta. Ma dopo aver letto l’ennesima intervista autocelebrativa dell’ex collega, che si è attribuito tanti meriti non suoi, ha deciso di replicare con l’acidità di uno stomaco compresso da due mesi di inattività: «Le sue interviste non mi interessano affatto, non perdo tempo a leggerle o ad ascoltarle. Non ho il minimo interesse».
Di fronte a chi gli ha sottoposto la possibilità di incrociarlo ancora in un altro club, ha chiuso la porta: «No, certamente no. In questo caso non è possibile». Mourinho conosce bene il peccato originale del rapporto: Tiago Pinto non avrebbe mai voluto assumerlo, perché aveva in testa un progetto tecnico molto diverso per la Roma. Eppure in pubblico si è preso il merito di averlo portato Roma. E dopo di lui si è appuntato le medaglie di Matic, Dybala, Lukaku… Tutte operazioni che non sarebbero state possibili senza la forza economica dei Friedkin (in primis) e il carisma persuasivo di Mourinho. Tutte operazioni nelle quali il ruolo di Tiago Pinto è stato “solo” quello di negoziare un affare già oliato.
Paradossalmente Tiago Pinto c’entra invece poco con la rottura di gennaio, perché aveva già dato le dimissioni e in ogni caso sarebbe stato silurato a fine stagione. L’allontanamento di Mourinho è stato deciso direttamente dal presidente, Dan Friedkin, dopo alcuni report ricevuti dal figlio Ryan sulla crisi di rigetto di tanti giocatori. Alcuni insospettabili, anche.
Da questo punto di vista Mourinho sembra più ferito che arrabbiato: «Non è strano che io abbia lasciato la Roma. E’ difficile capire come mai un allenatore che raggiunge due finali europee consecutive venga esonerato. Questa è l’unica cosa strana». Anche qui la verità appare chiara e inconfutabile: i risultati di questa stagione contavano in minima parte, semmai sono stati il pretesto per chiudere in anticipo un rapporto ormai logoro.
Naturalmente Mourinho non ha alcun motivo di commentare la clamorosa risalita della Roma di De Rossi. Del presente gli importa soprattutto il monitoraggio del panorama europeo in vista della prossima stagione: «Per il momento non ho un club. Zero. Ma voglio lavorare, in estate voglio allenare. La mia vita è il calcio, posso finire ovunque. Non ho problemi. Anche in Portogallo». Tornerebbe in Italia? «Voglio tornare al calcio, che è la mia vita. Mi manca. Ma devo avere pazienza perché siamo a marzo e a questo punto della stagione non ci saranno dei cambi di allenatore».
La sensazione è che stia aspettando un’offerta di prestigio, prima di cedere alle lusinghe dell’Arabia Saudita. Con il Bayern, interessamento di cui hanno riferito i media tedeschi, al momento non c’è niente. Non resta che aspettare: Mourinho parlerà ancora e soprattutto farà ancora, parlare di sé.
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