AS ROMA NEWS UDINESE MOURINHO – Ha impiegato poco a riprendersi la scena. Lo ha fatto con il solito stile disincantato che gli permette di dire cose (ad altri proibite) con il sorriso sulle labbra ma in egual modo pungenti.
Come riferisce Il Messaggero, senza mai citare l’arbitro Maresca (con trascorsi non proprio felici nella passata stagione: su tutti Roma-Milan, direzione che gli costò la retrocessione nel turno successivo in Serie B) e facendo i complimenti all’Udinese, Mourinho mette le mani avanti per questa sera: “Sarà una partita molto difficile, è una delle trasferte più ostiche. Si tratta di una squadra che sa giocare, furba, intelligente, sanno gestire i tempi della partita come vogliono loro. E sanno condizionare anche l’arbitraggio… È una squadra che mi piace, rispetto e che mi fa pensare che sarà un impegno difficile”.
Archiviata la prima pratica, passa a quella successiva, chiamando in causa il gm Pinto. Per carità, anche in questo caso, il prologo è foriero di lusinghe ma il messaggio che vuole recapitare è un altro: “Ieri è stato brillante ma ha detto una cosa che se fossi stato presente gli avrei risposto Direttore non è così. Ha dichiarato infatti che se ci fosse un problema, nei tre dietro potrebbe giocare Cristante. E io rispondo, e allora chi gioca a centrocampo? Questo siamo noi, anche se io non piango come fanno altri”.
Come se non bastasse, poi, regala ulteriore pressione al connazionale quando, lasciando la sala e a microfoni lontani, aggiunge: “Che svincolato mi piacerebbe avere di più? Non so, basta qualcosina”. I nomi sono i soliti: Denayer (ex Lione che però tratta con il Wolverhampton), Zagadou (ex Dortmund) e Maksimovic (svincolatosi dal Genoa: sembrava voler tornare in patria alla Stella Rossa ma non ha ancora firmato).
Prima, ne aveva avute anche per il fair play finanziario: “Non penso ci siano due pesi e due misure. È un meccanismo onesto che penalizza però troppo chi lo vuole fare in modo virtuoso. E in modo indiretto protegge chi non lo fa così e tutela le squadre che sono già delle potenze. A livello competitivo non è un meccanismo di fair play, magari bisognava dargli un altro nome. Non può esistere fair play tra chi può spendere 300 milioni e chi invece 30. Alternative? Non è il mio compito, io alleno. Ma è difficile accettarlo perché la Roma con qualche milione in più potrebbe realmente sognare. Così invece diventa più difficile. Ad esempio, mi sarebbe piaciuto avere Veretout o un quarto o quinto difensore centrale. Oppure Felix ma non è stato possibile perché abbiamo avuto un condizionamento nella nostra operatività. Ma ci divertiamo uguale”. Il sospiro di sollievo che in platea si legge negli occhi dei dipendenti giallorossi, è significativo. Dopo aver raggiunto un faticoso accordo con la Uefa, l’impressione è che a Trigoria meno si parla di Ffp, meglio è. Mou però va per la sua strada.
Fa, disfa, torna indietro, indirizza le risposte, svicola alle domande. Un manuale vivente di comunicazione. Così, quando gli chiedono se vincere a Udine avrebbe una valenza diversa dopo 5 giornate, negando si regala l’orizzonte da perseguire: “È troppo presto per vedere la classifica, ma sono importanti i punti e le vittorie. Sarebbe importante restare nel gruppo principale fino a novembre? Magari fino a maggio, perché no”.
Poi, però, quasi pentito, innesta la marcia indietro: “Non abbiamo tanti giocatori per respirare, ci sono delle squadre che non hanno questo tipo di problemi. Finché si parla delle fasce o del portiere dormo sogni tranquilli. Ma poi per altri ruoli non è così. Camara? Non ha i 90 minuti nelle gambe e non ha la conoscenza tattica del nostro metodo per iniziare una partita. Ha già dimostrato la sua qualità e sorpreso qualche calciatore che non lo conosceva. Rinnovo i complimenti al direttore e alla società perché nei nostri limiti abbiamo fatto bene. Spero però che mi possano aiutare un po’ di più”. Il solito caro, inarrivabile e ineguagliabile, José.
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