Josè Mourinho

AS ROMA NEWS FROSINONE MOURINHO«Non sono io il problema della Roma». Riordinate le idee, chiuso nella sua stanza di Trigoria fino all’alba («mi sono addormentato alle 6»), Mourinho si rimette in sella della sua Roma. Mettendo i puntini sulle i. «Dopo Budapest sembrava un dramma pensare che io potessi andare via. Tre mesi dopo sembra che sono io il problema e non lo accetto. Non è vero, non sono io il problema. Nel calcio e nella vita le cose hanno molti fattori. Siamo tutti responsabili di quello che sta succedendo», riferisce La Repubblica.

Con lo Special One al comando: «Questa estate ho dato la mia parola ai calciatori, ai tifosi e al presidente Friedkin: io resto qui fino alla fine del contratto. Con i miei giocatori, lottando per migliorare la situazione». A meno di una decisione dall’alto, che Mou non esclude: «Solo una persona può dirmi mandarmi via ed è Friedkin».

Nell’eventuale attesa c’è il campo, c’è la sfida di questa sera contro il Frosinone: «Vogliamo e dobbiamo vincere. Non dobbiamo cercare nessun tipo di alibi. Dovremo avere il coraggio di entrare in campo e accettare la reazione dei tifosi, che potrà essere un supporto fantastico o una manifestazione di dissenso. Servirà coraggio».

Quello che è mancato nelle prime sei giornate. In un gruppo che Mou assicura essere ancora unito: «Nella riunione di ieri ho chiesto ai ragazzi di farmi delle domande. Ho risposto e nessuno ha avuto da ridire. Non c’è un problema terzo anno, se una persona sta bene non cambia. Neanche dopo dieci. Mi piace tanto lavorare qui e non ci sono stati club che mi sono piaciuti di più». Come risolvere quindi la crisi? Con la squadra, «che deve fare di più» e con il guizzo di un allenatore come Mou: «Sono isolato da due giorni, voglio pensare da solo e decidere da solo. Perché in momenti così c’è tanta gente che parla, che dà un’opinione». La risposta dovrà arrivare dai giocatori in campo, «perché mi aspetto di più da loro». Guidati da Lukaku e Dybala e da quel Cristante «diventato troppo importante per noi».

Di fronte la Roma troverà un Frosinone in zona Europa, guidato da quel Di Francesco Campione d’Italia nel 2001 e semifinalista in Champions League da allenatore. La Roma è sinonimo di emozione, quella che a parole ha cercato di nascondere nella conferenza stampa della vigilia, ma che inevitabilmente lo avvolge: «Rimarrà sempre intatto l’amore per quell’ambiente, ma il mio presente è il Frosinone». Stasera l’Olimpico sarà un inferno, una prova per poter mettere nel puzzle gialloblù un altro tassello, quello del sesto risultato utile consecutivo. Senza snaturarsi, anzi «con il desiderio di far male alla Roma» spiega DiFra, nonostante non si aspetti altri regali dalla Roma: «Non dobbiamo cullarci sulla loro condizione precaria perchè sapranno reagire. Mourinho ha passato tanti di questi momenti e sa come gestirli».



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