Josè Mourinho

AS ROMA NEWS BOLOGNA MOURINHO – Ritorna quella parola: «Orguglio». Con la “u”. È uno dei mantra di José Mourinho, che vorrebbe abbracciare tutti i suoi ragazzi dopo un pareggio addirittura stretto. Non è un buon risultato per la corsa Champions, serve solo a guadagnare il sesto posto a spese dell’Atalanta, scrive il Corriere dello Sport.

Ma in una trasferta piazzata nel mezzo di due semifinali europee, con una vagonata di assenze, la Roma ha fatto quasi il massimo. Quasi: «Non abbiamo creato tante occasioni, a parte quella di Belotti. Ma nel complesso, siamo andati più vicini alla vittoria che alla sconfitta. E c’era un rigore gigante per noi, su Ibañez».

La sua è una critica garbata, non polemica: «Orsato è un bravo arbitro. Gli piace anche apparire davanti alle telecamere, quando si avvicina a me. Questo mi diverte, lo vorrei sempre nelle mie partite. Ma a Bologna ha sbagliato. Ha sbagliato lui e ha sbagliato il Var». Si arrabbia di più quando, in diretta a Dazn, mostrano in loop il brutto fallo di Camara su Lykogiannis: «Spero che abbiate fatto rivedere così a lungo anche l’intervento di Palomino su Dybala di qualche settimana fa… Qui non c’è molto da discutere. Camara ha meritato l’ammonizione. Fine».

Mourinho sottolinea lo sforzo della Roma, dopo aver schierato la più giovane formazione di sempre nella sua carriera in Serie A (25 anni e 34 giorni di età media): «Questa partita per me è motivo di orgoglio. Ho una squadra che non cambierebbe spirito neppure se entrasse un ragazzo dell’Under 15 o una ragazza della Roma femminile. I princìpi e l’identità sono sempre gli stessi. Abbiamo dei limiti, l’ho sempre detto, ma sono contento di questa gente».

Gli fanno notare che per la Champions League, attraverso il campionato, ormai la rincorsa è molto dura: «Lo ripeto allora. Noi non siamo attrezzati per essere competitivi fino in fondo per due fronti. Lo sostenevo anche quando eravamo terzi. Non si può giudicare una stagione per un punto in più o in meno o per una finale. Tanti impegni ravvicinati portano via energie e calciatori. Contro il Bologna ad esempio prevedevo di far giocare 60 minuti a Cristante e 30 a Mancini ma non ho potuto perché Celik ha sentito un fastidio muscolare e ha chiesto il cambio. Solbakken è uscito con i crampi. Non avevo molta scelta. E non è la prima volta».

Però non è male, vedere un terzino del 2004 titolare in Serie A con la maglia della Roma. E poi Tahirovic, che sembra molto più maturo rispetto all’esordio dal primo minuto capitato proprio all’andata contro il Bologna: «Missori si allena con noi dall’anno scorso, aveva debuttato in Conference League e ci aveva seguiti nella tournée di novembre in Giappone. Ha fatto un’ottima partita, anche a livello fisico, tanto che l’ho lasciato dentro fino alla fine. Tahirovic ha un potenziale incredibile, lo dico da un pezzo, se la testa funziona. Quando la testa non gli va, diventa più complicato. Voglio scherzare sulla sua doppia nazionalità, spero che nessuno si offenda: quando gioca da bosniaco, Tahirovic è un guerriero; quando fa lo svedese, molto meno».

È stata soddisfacente anche la prima in Serie A di Mile Svilar, il secondo portiere: «Era stato giudicato troppo presto, per la partita di inizio stagione contro il Ludogorets in cui tutta la squadra aveva faticato. Aveva bisogno di tempo per adattarsi e stavolta è stato bravo. Non è semplice per un portiere tornare a giocare dopo tanti mesi passati in panchina».



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